Corpi (Cialo)
Malgorzata Szumowska
- Polonia 2015 - 1h 30’

BERLINO - Orso d'argento miglior regia (ex aequo)

    Varsavia, oggi. Un sostituto procuratore ha una figlia anoressica, Olga, che è in aperto contrasto con lui dopo la morte della madre avvenuta anni prima. La ragazza ha come terapeuta una donna che ha perso un figlio in tenerissima età e ritiene di poter essere in contatto con i defunti. Il procuratore però è di giorno in giorno sempre meno convinto dei suoi metodi.
Malgoska Szumowska è una sceneggiatrice, regista e produttrice tra le più interessanti nel panorama del cinema polacco. Lo conferma anche in questo film complesso in cui prova a fondere, riuscendoci, una lettura della società del suo Paese con quella di vicende individuali del tutto particolari. Sembra di essere tornati ai tempi di Kieslowski quando si vedono quei casermoni anonimi che facevano da efficace sfondo al Decalogo. Tutto però è cambiato da allora. Il comunismo non c'è più ma la sensazione di profonda solitudine si è addirittura accentuata in un universo consumista e liberistico in cui i modelli vengono imposti non più da un regime ma dal dio mercato a cui ragazzine caratterialmente fragili sacrificano il proprio corpo per corrispondere ad assurdi canoni estetici.
Al contempo la religione cattolica, che aveva costituito comunque una barriera all'ideologia totalitaria, non sa far fronte alla nuova emergenza lasciando spazio a misticismi più o meno esoterici. È in questo quadro di disarmante fragilità che si contestualizzano le vicende di una figlia senza madre, di un marito senza moglie e che sta perdendo l'amore della figlia e di una madre senza figlio e senza marito che vorrebbe curare gli altri mentre cerca, attraverso loro, di curare se stessa. I corpi a cui si fa riferimento nel titolo sono quelli che pesano con la loro sconvolgente fisicità nei luoghi del crimine ma ancor più quelli, ormai immateriali, che tormentano le coscienze di chi è rimasto in vita. Qui si pone il dilemma a cui Szumovska offre una propria risposta: onoriamo di più i nostri cari deceduti lasciandoli andare o continuando a conservarne un costante e quotidiano ricordo? Il quesito non è dei più semplici e solo alla fine del film potremo riflettere sulla nostra personale posizione in materia. Accettando o respingendo quella che la regista ci propone.

Giancarlo Zappoli - mymovies.it

   Ci sono due momenti sublimi in Corpi, (...). Si trovano all'inizio, nella scena impregnata di humour nero in cui la polizia rinviene un impiccato, e alla fine, che riscatta con un colpo d'ala un rapporto famigliare malato. (...) Da che parte starà lo spettatore? Quel che importa non è tanto la risposta, quanto la capacità del film di sollevare problemi; unita a un sano distacco umoristico che non si fa mai derisorio.

Roberto Nepoti - La Repubblica


promo

Janusz non è un uomo che si impressiona facilmente. Di lavoro fa il Procuratore ed è abituato ad analizzare le scene dei crimini nei minimi dettagli. Janusz, lavora sodo, forse fin troppo, ma nei confronti di sua figlia Olga, ancora in lutto per la madre morta e affetta da anoressia, si sente impotente. Temendo che la ragazza possa uccidersi, il padre decide di metterla in cura presso la clinica in cui lavora Anna, una psicologa che a sua volta ha perso il proprio bambino alla nascita e che vive isolata nel suo appartamento dove evoca spiriti che comunicano con i vivi dalla tomba. I corpi a cui si fa riferimento nel titolo sono quelli che pesano con la loro sconvolgente fisicità nei luoghi del crimine ma ancor più quelli, ormai immateriali, che tormentano le coscienze di chi è rimasto in vita. Una commedia nera con spunti di dramma esistenziale raccontata con notevole ironia. Orso d'argento per la miglior regia a Berlino.