Diamante nero (Bande de filles)
Céline Sciamma
- Francia 2014 - 1h 52'


   Parigi, 1995. Nelle sale francesi e poi in tutto il mondo esplode L'odio di Mathieu Kassovitz, annettendo al cinema un territorio quasi vergine. Invisibili fino a quel giorno, le 'banlieues' multietniche imponevano di colpo la loro presenza brulicante non solo di conflitti ma di personaggi, posture, linguaggi, come una riserva inesauribile di immaginario. Luoghi esplosivi in senso cinematografico oltre che sociologico. E comunque indispensabili per capire il presente. Vent'anni più tardi, cioè oggi, l'autrice 37enne del notevole Tomboy ci ricorda quanto c'è da scoprire ancora in quelle 'cités', così spesso banalizzate nel frattempo, puntando l'obiettivo su una piccola gang di ragazze di pelle nera, come tutti nel loro quartiere. Senza moralismi, senza facile sociologia, senza giudicare o 'denunciare' alcunché. Ma offrendo alle sue protagoniste, più semplicemente e più radicalmente, il diritto di esistere. Cioè di vivere fino in fondo, di sognare, di divertirsi, di raccontarsi. In breve: di mettersi in scena. (...) sono anzitutto personaggi strepitosi, pieni di desideri, di fantasia, di passioni, anche se hanno vite tutt'altro che facili. Come le ragazze scelte per interpretarle, perché tutto è scritto fino all'ultima virgola ma c'è dietro una lunga ricerca sul campo. E in fondo ogni scena del film si gioca su questo principio: come opporre alla durezza del reale la leggerezza del gioco, come ridisegnare la vita a proprio piacimento. Almeno in quegli anni, quando devono ancora crescere ma sono tutte insieme, e possono imporre i loro gusti e le loro regole. Anche con le maniere forti se serve, perché così funziona nel loro mondo. (...) E se il nuovo Antoine Doinel fosse donna, nera e sottoproletaria? Per la Francia e il cinema di oggi non sarebbe una cattiva idea.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

   Dire che Diamante nero è un film formidabile non basta: coloro (speriamo in molti) che andranno a vederlo capiranno con occhi, cuore e viscere ciò che separa una visione motivata, sfrontata e muscolare delle problematiche delle periferie abbandonate e le feroci tensioni interetniche dalle lagne edificanti e le coazioni a ripetere del progressismo prêt-à-porter. La regista Sciamma aveva già stupito con Tomboy e il suo delicato meccanismo di suspense sessuale, ma in questa scatenata ballata di ragazze nere liberate da qualsiasi didascalia sociologica e moralismo salvazionistico riesce a profondere la sensibilità di una specificità femminile e un'apertura alla vita duramente condizionate eppure determinate, estremamente riconoscibili eppure universali. Non c'è un solo fotogramma del film (...) in cui la «bande des filles» (il titolo originale) cede agli stereotipi che sono spesso più subdoli del razzismo o s'inquadra in un modello dimostrativo cosiddetto impegnato (...). Diamante nero non soffre di sbalzi di stile e tantomeno di ritmo perché non sente il bisogno di giustificare il suo teorema sulla conquista e la perdita del potere mediante la (ri)scoperta del proprio corpo e della propria mente. L'intelligenza della regista le vieta di teorizzare alcunché sull'esplosiva condizione delle periferie, ma cerca di fare ciò che è consentito al linguaggio del cinema ovvero tradurre narrativamente la miscela di spavalderia e confusione, ignoranza e consapevolezza, tenerezza e rabbia di cui sono portatrici le bullette sexy nella loro strenua lotta quotidiana per sfuggire a un'amara predestinazione.

 Valerio Caprara - Il Mattino




promo

La 16enne Marieme è oppressa dall'ambiente familiare e sociale in cui vive. L'incontro con altre tre ragazze dallo spirito libero, però, cambierà tutto: Marieme diventa Vic, cambia look, lascia la scuola e insieme alle ragazze della banda inizia a vivere la sua nuova, spensierata giovinezza... Anche se il film fa intuire che in realtà sono i problemi di razza e ceto a condizionare le scelte di Marieme e compagne, Céline Sciamma si mostra soprattutto interessata a disegnare un ritratto ravvicinato delle sue fanciulle in fiore: cogliendone la sensuale femminilità, fragilità e dolcezza quando danzano o amano; e la mascolina prepotenza di modi quando giocano a rugby, rubano o provocano. Trascinante come la sua musica, commuovente, scanzonato: dire che Diamante nero è un film formidabile non basta!