False verità (Where the Truth Lies)
Atom Egoyan - Canada 2005 - 1h 47'

da Film Tv (Aldo Fittante)

        False verità, bugie vere, impulsi che esplodono, erotismi che si scrutano, apparenze che ingannano: è il cinema di Atom Egoyan film precedente in archivio. L'incipit della sua ultima fatica pare uno Scorsese fuori forma, con la voce fuori campo stonata, la scelta delle musiche non esibita (s'ode, soltanto, Jimi Hendrix), improvvisi scatti d'ira e di violenza (Colin Firth che sembra Joe Pesci), auto, atmosfere, baffi e basette da prima parte di Good Fellas. Guarda caso una delle frasi più significative, messa in bocca all'ottimo Kevin Bacon, suona: «Essere un bravo ragazzo è il mestiere più difficile del mondo, se non lo sei». Ma, a differenza dell'autore newyorchese, Egoyan con i suoi personaggi ci va a letto tecnicamente, perché «niente ha (purtroppo, aggiungiamo noi) significato se non puoi documentarlo». L'ossessione, dunque, abbisogna di approfondimenti, di perlustrazioni profondissime, di dilatazioni temporali (il film è scandito dal Telethon, la maratona televisiva di beneficenza). Ha bisogno di sporcarsi l'anima e di contaminarsi, col rischio di confondersi con altro cinema, con altri immaginari (anche Lynch e Cronenberg). Una donna è morta nella suite, offerta e immolata al divismo di due star della Tv. E i colpevoli non esistono, perché siamo tutti complici. Qui Egoyan è l'Atom che conosciamo, quello che sogna il cuore dei problemi. E ci fa uscire inquieti. Come il cinema deve fare.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

        Il Canada meriterebbe un ringraziamento per averci dato due tra i registi più interessanti di oggi: David Cronenberg e Atom Egoyan; che, anche quando sembrano limitarsi alle regole dei "generi", sanno offrirci visioni disincantate e spesso rivelatorie sulla realtà contemporanea.
Con
False verità, presentato a Cannes l'anno scorso, Egoyan adotta un soggetto (dal romanzo di Rupert Holmes, Fandango Libri) tipicamente noir. Karen O'Connor, giornalista dalle zanne aguzze, indaga su una delle coppie comiche più popolari degli anni 50, Lenny Morris e Vince Collins, conduttori di Theleton epocali diventati idoli del pubblico catodico giocando sull'antagonismo fra le rispettive personalità (Vince è flemmatico, Lenny sfrontato). Quindici anni prima, una delle loro tante conquiste femminili era stata trovata morta nel bagno di una suite d'hotel: al vertice della fama, la coppia si era separata bruscamente. Ancora bambina, la giornalista aveva assistito all'ultimo Theleton di Morris e Collins contro la polio, scambiando per bontà e compassione il turbamento che Lenny non era riuscito a contenere in video. Neppure la ragazza, però, è un agnellino. Indentificandosi con gli oggetti della propria inchiesta, in omaggio (così come la voce fuori-campo) ai codici del poliziesco, Karen scopre molte verità che sarebbe stato meglio non disseppellire: sui due comici, ma anche su se stessa. Ecco, il fascino di questo film strano e inquieto (malgrado la forma molto classica) consiste precisamente nel fatto che Egoyan è certo della colpevolezza di tutti. Il cineasta indirizza uno sguardo da moralista sulla celebrità mediatica, convinto che essa infetti contemporaneamente le star e coloro che le vogliono avvicinare.
Egoyan, insomma, si appropria delle regole del film
noir per andare più a fondo, scavando dagli interstizi del genere le tematiche che gli interessano di più. Ci parla di illusione e mistificazione, ambiguità ed equivoco, vampirizzazione e corruzione: tutte componenti del processo d'iconizzazione dei divi della cultura pop, elevati al rango di miti e semidei e con un'influenza negativa sui fan. È lo show-business stesso che spinge a commettere eccessi; fa perdere le giuste proporzioni sia a chi lo gestisce, sia a chi lo subisce. L'unico appunto riguarda la struttura narrativa a spasso nel tempo, che fa tanto noir ma, nel caso, può provocare disorientamenti. Però il film è molto personale, si avvale di un ottimo cast e si fa apprezzare per la cura generale: basti pensare alla scelta contrappuntistica dei colori, aciduli per le scene anni 50, più spenti per i 70.


promo

Karen, giornalista d'assalto, indaga su una delle coppie comiche più popolari degli anni 50, al cui ultimo spettacolo, ancora bambina, aveva assistito in tv. Proprio quindici anni prima, una delle loro tante conquiste femminili era stata trovata morta nel bagno di una suite d'hotel: al vertice della fama, la coppia si era separata bruscamente. Karen scoprirà molte verità che sarebbe stato meglio non disseppellire, sui due comici, ma anche su se stessa. False verità, bugie vere, impulsi che esplodono, erotismi che si scrutano, apparenze che ingannano: e i colpevoli non esistono, perché siamo tutti complici...

TORRESINO - maggio 2006
film del week-end precedentefilm del week-end seguente