Fine di una storia (The End of an Affair)
Neil Jordan – USA 19991h 43’

da FilmTv (Enrico Magrelli)

Le storie possono finire, l'amore di una vita, nei casi più fortunati o disperati (dipende), non vuole finire mai. Torna, mimetizzato e silenzioso, nei gesti, nelle gocce di pioggia, nelle parole, negli sguardi, nei gemiti e in quelle attese rivissute nella memoria con dolce e necessaria monotonia. Maurice Bendrix (Ralph Fiennes) si mette alla macchina da scrivere e pesta sui tasti per elaborare, con un "diario di odio", di gelosia, di scetticismo religioso, di malinconia e di nostalgia rabbiosa, il lutto, la passione e il disamore per Sarah (Julianne Moore moglie infelice di Henry (Stephen Rea). Il tempo dei ricordi e della scrittura della scrittura del romanziere è una scatola ad incastri, un labirinto di specchi dove il presente sconfina nel passato e un luogo e un suono che appartengono a stagioni diverse si sovrappongono, si identificano, si confondono nella zona franca dell'anima e dei suoi desideri.
I tre protagonisti sono inquieti prima della tempesta (di bombe) che si abbatterà sulla Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale. Maurice e Sarah si amano con abbandono, con la sfrontatezza e con la tenerezza degli amanti. I baci e gli abbracci rubati, mentre Londra si sgretola, hanno il sapore incerto di un'eternità incompiuta. Resa infelice da Maurice che vorrebbe sottrarre Sarah a suo marito, alle sue scarpe, alle sue calze, a tutto quello che le può stare vicino più di quanto possa egli stesso. «Gli amanti sono gelosi, i mariti sono ridicoli»: lo scrittore chiede ossessivamente alla donna di non essere lasciato, di essere amato anche ogni domani della sua vita. Ma un rivale inatteso, Dio, la allontanerà, a causa di un voto, da lui e la porterà nell'unico posto, dove, come dice il detective (Ian Hart) assunto per seguire Sarah, «il passato è passato per sempre». Tratto da uno dei capolavori di Graham Greene, La fine dell'avventura, interpretato da un cast magnifico e perfetto in tutti i ruoli, il film è un melodramma emozionante e densissimo. Impossibilità amorosa, infelicità esistenziale, filosofia morale e tormento religioso sono alcuni dei fantasmi messi in scena da Neil Jordan con uno stile impeccabile

da L'Unità (Michele Anselmi)

«Ti odio, Dio, come se esistessi». La celebre invettiva di Graham Greene, scrittore inglese ( cattolico irregolare) torna nel sottofinale di Fine di una storia, e ne illumina la complessità. Perché il nuovo film di Nei] Jordan non è solo il resoconto di una romantica love-story ambientata a Londra negli anni della Seconda guerra mondiale, ma ripropone in forma di cinema - il miglior cinema - lo scorticato mondo interiore del romanziere di Il potere e la gloria, il suo rapporto contraddittorio con la religione. C'è sempre da temere il peggio quando si comincia con uno scrittore che beve un bicchiere di whisky e inserisce un foglio bianco nel rullo della macchina per scrivere, e Fine di una storia parte proprio così. Ma poi il regista di La moglie del soldato - sulla falsariga del romanzo autobiografico La fine dell'avventura, già tradotto per lo schermo da Edward Dmytryk nel 1955, Van Johnson, Deborah Kerr e John Mills protagonisti - confeziona forse il suo film più appassionante. Classico nell'ambientazione, eppure moderno nella struttura, nel linguaggio, nell'andirivieni temporale che definisce via, moltiplicando e integrando i punti di vista, la sostanza. dell'affair sentimentale.
L'americana Catherine Walston, realmente amata da Graham Greene, diventa qui Sarah, donna passionale intrappolato in un matrimonio infelice col facoltoso funzionario pubblico Henry Miles. Siamo nel 1939, alla Vigilia della guerra. La donna s'invaghisce del giovane scrittore Maurice Bendrix e di lì a poco dividerà con lui, mentre cadono le prime V-1 tedesche su Londra, un amore caldo e passionale. Una bomba squarcia la casa dove i due si rintanano per fare l'amore: lui sembra morto, lei, che non è credente, prega Dio affinché lo salvi, in cambio troncherà il rapporto. In effetti Maurice «resuscita», e dopo di allora non la vedrà più. Due anni dopo il caso fa reincontare i due uomini: Henry sospetta che lei abbia un amante, vorrebbe ingaggiare un detective per sapere la verità ma si vergogna di farlo, e così tocca a Maurice di.... Non che sia un mystery, ma Fine di una storia sfodera una dimensione «gialla», da giallo dei sentimenti, che Jordan restituisce benissimo, sia nell'evocazione di quei lividi anni Quaranta, sia nella rappresentazione dei legami sentimentali in gioco, dove irrompe la gelosia ma anche una quieta cognizione del dolore. Basterebbe il personaggio del maldestro/pietoso investigatore - cui il Ian Hart di Terra e libertà conferisce uno spessore particolare - per apprezzare questo film palpitante e severo che agisce sotto pelle, evocando una spiritualità sofferta, forse senza sposte. Destinatario di due candidature all'Oscar e vittima di un ridicolo divieto ai minori di 14 anni per via di alcune intense scene d'amore (in Inghilterra la censura ha fatto di peggio), Fine di una storia si impone per la vibrante prova dei tre interpreti, che sono Ralph Fiennes (Maurice), Julianne Moore (Sarah) e Stephen Rea (Henry). Non danno mai l'idea di essere «in costume», e questo fa la differenza con tanto cinema italiano.

da Sette (Claudio Carabba)

Due impazienti inglesi si amano perdutamente nella Londra di guerra. Lui è uno scrittore ambizioso; lei è sposata senza passione a un gelido marito. Si perderanno, per il vizio della gelosia, e si ritroveranno forse troppo tardi. Tratto da un romanzo autobiografico di Graham Greene (se mi posso permettere, un narratore discontinuo) la fine di una storia è girato con solenne eleganza da Neil Jordan. Ma sono solo svolazzi e calligrafia. Anzi, la classe del regista fa arrabbiare di più. Il film, volgarmente criticando, è una terribile polpetta. Accanto al pessimo Ralph Fiennes, Julianne Moore geme e sospira. La danno favorita all'oscar: spero proprio che perda.

scheda CGS marzo 2000
[TORRESINO]