Fuori dal mondo
Giuseppe Piccioni - Italia 1999 - 1h 41'

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

         Chi è più "fuori dal mondo" a Milano? Margherita Buy che ha fatto una scelta radicale, che sta per pronunciare i voti definitivi e diventare suora in eterno, che intanto assiste gli immigrati e i poverissimi, che sperimenta un'ultima tentazione col desiderio di maternità (un ignoto le ha messo tra le braccia un neonato, lei lo ha portato all'ospedale ma non riesce a separarsene e a non cercarne la madre)? Oppure è più fuori dal mondo Silvio Orlando, proprietario d'una tintoria, ipocondriaco, ansioso, goffo, indifferente, solitario, opaco, sedotto da una possibile paternità? O è più fuori dal mondo Carolina Freschi, la ragazza che ha messo al mondo il bambino e l'ha abbandonato ma che non arriva a dimenticare il piccolo e il proprio gesto? O Marina Massironi, una bionda malata di nervi che gira per la città parlando con gli sconosciuti e lasciando scritto sui tovaglioli di carta dei bar il proprio numero di telefono, nella speranza d'una voce capace di spezzare la solitudine? Oppure è fuori del mondo la gente comune che vive in uniforme (suore, poliziotti, commesse di tintoria e di gelateria, donne e uomini delle pulizie, infermiere e dottori, tutti), minacciata senza avvedersene dall'alienazione più profonda, che ha perduto o perde il sentimento dell'esistenza?
Giuseppe Piccioni, 45 anni, nato a Ascoli Piceno, compie con questo film un grande progresso ideativo ed espressivo, andando oltre le civetterie, nostalgie e carinerie della commedia generazionale (
Il grande Blek, Chiedi la luna, Condannato a nozze, Cuori al verde) per approdare a un'analisi desolata e insieme affettuosa, malinconica e non disperata, della nostra vita quotidiana. (4 David '99: film, sceneggiatura, attrice, produttore)

pieghevole TORRESINO - incontri con il cinema italiano ottobre/dicembre 1999