L'ignoto spazio profondo (The Wild Blue Yonder) Werner Herzog - Germania/GB/Francia 2005 - 1h 21'
Pervye Na Lune (The First On The Moon) Aleksey Fedortchenko - Russia 2005 - 1h 15'

Venezia 62° - Orizzonti

   Che cosa hanno in comune il documentario Pervye Na Lune (The First On the Moon) del giovane regista russo quasi esordiente Fedortchenko (premiato come miglior film della sezione Orizzonti) e The Wild Blue Yonder del ben più famoso Werner Herzog film successivo in archivio, che ultimamente in questo genere ha dato le migliori prove del suo talento? Almeno due elementi li accomunano: il tema della ricerca spaziale e il fatto di appartenere ad un genere ibrido a metà strada tra la fiction e il documentario.
Nel primo il regista costruisce un falso documentario su un tentativo di sbarco sulla Luna che si sarebbe verificato nientemeno che nel 1938 in piena epoca staliniana, ben prima quindi del lancio ufficiale di Gagarin che risale al 1961.
Prendendo spunto dalla notizia che sulle montagne del Cile nel '38 sarebbe precipitato un oggetto non identificato, una troupe cinematografica inviata ad indagare, scopre che in realtà l'incidente cela una verità sensazionale: l'esistenza di un programma spaziale dell'Unione Sovietica già operativo negli anni trenta e quella di filmati d'epoca che testimonierebbero tutte le operazioni che precedettero il lancio del primo razzo e le avventure dello sfortunato astronauta, che sarebbe sopravvissuto alla distruzione del missile, ritornato fortunosamente in patria e lì dimenticato da tutti, avrebbe finito i suoi giorni lavorando in un circo. Il tutto viene raccontato attraverso finti filmati d'epoca, inframezzati da alcuni autentici e finte interviste ai testimoni della vicenda, girati con tale perizia da porre dei seri dubbi allo spettatore sull'autenticità del tutto.
Nel film di Herzog
The Wild Blue Yonder un alieno, Brad Dourif , sbarcato molti anni prima sulla Terra da Andromeda, ci racconta le disavventure di molti altri alieni che, una volta stabilitisi sul nostro pianeta hanno cercato, inutilmente, di costruire una società ideale. Sullo sfondo delle rovine di questa città aliena il simpatico attore dall'aria beffarda sposta la sua attenzione sui tentativi che gli uomini stanno ora compiendo per cercare, al di fuori della nostra Galassia, un pianeta vivibile per la razza umana dopo la prossima distruzione del pianeta Terra, dimostrando l'inutilità di tale spedizione, che richiederebbe tanto tempo da terminare sicuramente dopo che la vita sulla Terra si sarà estinta.

Il regista russo con il tono scanzonato, ma non per questo meno critico, con cui anche molti giovani scrittori del momento (vd. Kaminer, Pelevin) guardano al passato del loro paese, esprime l'esigenza di far luce su una delle tante bugie (vera o falsa che sia) su cui lo stato sovietico ha fondato la sua forza e di rendere giustizia a molti eroi sconosciuti, sfortunate vittime di un regime disumano.
In Herzog, il messaggio ecologico-catastrofista è smussato dal tono ironico con cui l'alieno esprime il suo punto di vista sulla Terra e da quello elegiaco, romantico, rafforzato dalla sorprendente colonna sonora (dei Sardinian Voices), che caratterizza le immagini della spedizione spaziale, la bellissima ricostruzione del wild blue, mondo liquido fluttuante assolutamente incontaminato e le suggestive immagini finali di una Terra ormai priva di vita.
In uno dunque prevale il tono ironico e disincantato, nell'altro quello lirico romantico, ma entrambi riescono ugualmente a coinvolgere lo spettatore e a spingerlo a riflettere su un passato non molto lontano e su un futuro purtroppo forse vicino.

Cristina Menegolli - MC magazine 14 - ottobre 2005

TORRESINO - gennaio 2006
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