Io e te
Bernardo Bertolucci - Italia 2011 - 1h 37'

   Buona notizia, Bertolucci è tornato e sulla sua sedia a rotelle sa ancora stare in piedi nel Cinema che conta: lo e te è il piccolo, grande film della rinascita, 9 anni dopo The Dreamers. Oggi non si sogna più, la rivoluzione è in soffitta e in cantina si scappa dalla realtà, ma BB è sempre lui: sulle note di Space Oddity, riabbraccia il mondo, anche se sa di non poterlo più cambiare, e ritrova i giovani perduti e, crediamo, la sua perduta giovinezza. Applausi.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

   La scoperta di una nuova voglia di vivere, davanti e dietro la macchina da presa, passa per Bernardo Bertolucci attraverso la nascita di un amore, quello tra un fratello e una sorella, che si conoscevano appena. Tornato sul set con rinnovato entusiasmo dopo gli anni di malattia, il regista parmense firma con lo e te, dal romanzo breve di Niccolò Ammaniti (fuori concorso a Cannes) la storia di una rinascita. (...) Con una ventata di ottimismo e speranza che ha spinto il regista a ribaltare il tragico finale del libro.

Alessandra De Luca - Avvenire

   Concentrando il suo sesto film «romano» quasi tutto nello spazio claustrofobico, spazialmente ma mentalmente infinito, di questa cantina, grande come un atelier dark, e nel «duetto per cannibali» tra Lorenzo e Olivia, quoziente di difficoltà altissimo e demodé, degno di C.T. Dreyer e di 'Tva Manniskor' (Due esseri), 1945, o di Joseph Mankiewicz di Gli insospettabili (1972), Bertolucci ha dovuto prima di tutto operare chirurgicamente sul romanzo 'lo e te', aiutato dallo stesso autore, Niccolò Ammaniti, ex «cannibale» che non ha perso il pelo né il vizio, da Francesca Marciano e Umberto Contarello. Lo ha sforbiciato di inizio e di fine, perché l'happy end nel cinema non è mai «end», ma è sempre in qualche modo «happy», e qui perfino «hippy», una felice idea o trovata; ne ha microvariato i dettagli perché memoria di lettura e memoria di lettura visiva non combaciano; e ha aggiunto alcuni personaggi o situazioni, sia per problemi ritmici che di sostanza. Però in «cantina», chiave di comprensione del cinema horror, luogo psicoanalitico per eccellenza, simbolo dell'inconscio, secondo una recente interpretazione di Alessandro Cappabianca, si deve «salire», e sul terrazzo «scendere» per invertire gli stereotipi dell'incorporamento bigotto. Missione compiuta grazie a una strumentazione adeguata: un soundtrack diegetico (cioè l'iPhone perennemente nelle orecchie di Lorenzo) degno di Gary Goertz, compreso David Bowie che canta Space Oddity in italiano...

Roberto Silvestri - Il Manifesto

promo

Lorenzo è un adolescente solitario e problematico, che vive un rapporto conflittuale con la famiglia e con il mondo che lo circonda. E il suo desiderio di estraniarsi dalla quotidianità che lo opprime sta per diventare realtà: infatti, invece di partire per la settimana bianca insieme ai suoi compagni di scuola, Lorenzo ha deciso di nascondersi e passare l'intero periodo nascosto in cantina, lasciando fuori il mondo e le sue regole. Il suo piano è perfetto, ma a mandare all'aria tutto sarà l'arrivo della sorellastra Olivia, una 25enne ribelle e vivace, che con il proprio bagaglio di problemi sconvolgerà il microcosmo di Lorenzo... Tornato dopo 9 anni sul set con rinnovato entusiasmo dopo la malattia, il regista parmense oggi non si sogna più, la rivoluzione è in soffitta ed è in cantina che si scappa dalla realtà. La storia di una rinascita: dal romanzo breve di Niccolò Ammaniti, con una ventata di ottimismo e speranza in più.

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2013