L'isola di ferro (Iron Island)
Mohammad Rasoulof  - Iran 2005 - 1h 30'

da Il Messaggero (Roberta Bottari)

      Una piccola comunità di uomini, donne e bambini, arriva sulle coste meridionali dell'Iran. Non hanno nessun mezzo di sussistenza, né una casa a cui tornare: la povertà li assedia e mangia loro le carni come fosse lebbra. Disperati, si insediano su un cargo abbandonato in mare aperto: una vecchia petroliera nel Golfo Persico. Li guida il capitano Nemat, un leader forte e carismatico, che coordina (e ordina) tutte le attività della nave e delle persone che la abitano. Un padre-padrone che controlla le vite degli altri in modo totale: i giornali spariscono, l'antenna per la tv viene buttata e contro chi non vuole assoggettarsi alle regole c'è solo il pugno di ferro. Ma la routine viene stravolta da una notizia: il cargo rischia di colare a picco. Sarà Nemat a decidere per tutti e, a ribellarsi, ce la faranno soltanto in due: il figlio adottivo, che per amore infrange le regole, e un bambino... L'Isola di Ferro di Mohammad Rasoulof è un film metaforico e realistico al tempo stesso, che analizza una comunità influenzata dagli abusi di potere. Il regista descrive magistralmente speranze, sottomissioni, ingiustizie, tradimenti e violenze, usando la macchina da presa in modo lineare e mai pietistico. E dà vita a un film incredibilmente solare e carico di speranze, nonostante il tema, che emoziona e costringe gli spettatori a porsi domande non facili.

da L'Unità (Alberto Crespio)

      Se nel corso degli ultimi 15 anni vi siete innamorati del cinema iraniano, L'isola di ferro è imperdibile. Se nel corso dì questi medesimi anni il cinema iraniano vi ha rotto le scatole (non abbiate paura a dirlo, siete in tanti) L'isola di ferro è altrettanto imperdibile perché è il film che vi convincerà definitivamente delle vostre ragioni. Diretto da un 33enne al secondo film, questo lavoro coraggiosamente lanciato nelle sale dalla Lucky Red in giorni di overdose calcistica è una sorta di summa del cinema di quel paese. Ora, voi sapete bene che in Iran c'è un regime, una teocrazia feroce che fa un uso «intermittente» della censura, un po' come ai tempi della vecchia Urss o della nuova Cina: ogni tanto permette ai registi di lavorare, ogni tanto li costringe al silenzio. In questa situazione, i film finiscono spesso per assomigliare ai vecchi classici del cinema sovietico: sotto la crosta realistica si nascondono parabole politiche, messaggi nella bottiglia lanciati al mondo e a chi ha voglia di decifrarli. L'isola di ferro è, in questo senso, esemplare. Un'allegoria persino troppo chiara, tanto che non si hanno (al momento) notizie sull'uscita in Iran: anche individui poco raffinati come gli attuali governanti di Teheran avranno capito con una certa facilità che il film parla di loro. L'isola di ferro è una nave. Una petroliera abbandonata sulle rive dei Golfo Persico. A bordo, vive una comunità di persone che si è rifugiata lì in cerca di una casa, e che ha ricreato le stesse assurde leggi della terraferma. Ci sono quindi padri tradizionalisti che impongono il burqa alle figlie, donne che si ammazzano di lavoro, intriganti che se la cavano sempre, un maestro che tenta invano di insegnare qualcosa di sensato ai bambini.., e naturalmente c'è un capo, che non è un ayatollah ma gli somiglia parecchio. Un capo che è l'unico ad andare ogni tanto a riva, che decide tutto per tutti, che porta al maestro solo i giornali di qualche mese prima (meno notizie arrivano dal mondo, meglio è), che procura i mariti giusti alle ragazze nubili e che a un certo punto decide di vendere la nave pezzo dopo pezzo a dei mercanti di ferraglia. Del resto, il maestro gliel'ha detto chiaro e tondo: la nave ha delle falle, presto affonderà: ma è meglio che la gente non lo sappia, e creda che la vendita sia per il loro bene. Solo un bambino, che tutti chiamano ragazzo/pesce, si rifiuterà di tornare a terra e rimarrà in mare, da solo...
La nave, ovviamente, è l'iran. Chiuso in se stesso, diffidente, sempre alla ricerca di nemici, sordo ai richiami dei pochi intellettuali coraggiosi che ammoniscono sui pericoli dell'isolamento. Mohammad Rasoulof ha tratto il film da un proprio testo teatrale, ma l'ha «aperto» girando su una nave vera, in mare aperto. L'isola di ferro ha un suo fascino, a condizione che l'Oriente vi affascini e le allegorie non vi infastidiscano.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-marzo 2007
PRIMA VISIONE

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Una piccola comunità di uomini, donne e bambini, senza mezzi né casa, arriva sulle coste meridionali dell'Iran. Si insediano in una vecchia petroliera abbandonata nel Golfo Persico, ma il cargo rischia di colare a picco... Un film metaforico e realistico al tempo stesso, carico di amarezza ma anche incredibilmente solare e carico di speranze.