Jerry Maguire
di Cameron Crowe - USA 1996

  

Non badiamo alle voci di scandalo che hanno accompagnato le ben cinque candidature all'oscar di Jerry Maguire (preferito a titoli come Evita e Larry Flint) e proviamo a goderci questa ennesima tirata contro il cinico capitalismo yankee.
Il bellimbusto Tom Cruise è un procuratore sportivo di successo: i suoi clienti raggiungono il top nel mercato dell'immagine (e dei relativi compensi), la sua agenzia lo tiene in palmo di mano, la sua fidanzata lo inebria di dedizione e sensualità. Eppure all'improvviso, tra i rimorsi di una notte insonne, eccolo sviscerare un'ispirata relazione programmatica che lancia un rivoluzionario messaggio: meno clienti, meno soldi, più umanità... Grande idea, grande poesia professionale, sorrisi e consensi (ipocriti) dei colleghi e risposta secca dei capi: licenziato! La svolta della carriera di Jerry Maguire poggia tutta su un unico strampalato cliente (Rod, un nero, giocatore di football, petulante e smargiasso) e sulla solidale presenza della sua nuova segretaria, Dorothy, guarda caso, timida e carina, vedova e con un bambinetto intrigante e simpatico. Occorre dire di più? Eh sì, bisogna purtroppo; perché in certi momenti Jerry Maguire è davvero insopportabile: ci sono tutte le retoriche del caso, dal gruppo di divorziate che fa capo alla sorella maggiore di Dorothy, alle smorfiette carezzevoli del piccolo Roy (che regala comunque alcune amabili parentesi), dalla sospirata esplosione sportiva di Rod (Cuba Gooding jr.), alla tormentata (e sconclusionata) crisi coniugale di Jerry e Dorothy. Certo la Durbans potrebbe sponsorizzare a vita il sorriso di Cruise e Renée Zellweger ha il broncio tenero di una perfetta ragazza-Camai, ma, volti sponsorizzabili a parte, preferivamo di gran lunga il Cameron Crowe regista un po' impacciato di Singles (1992) a questo sovraeccitato moralista, soggiogato dalla melensa filosofia commerciale del produttore James L.Brooks, che ha saputo bissare il suo hit anni '70 (Voglia di tenerezza). Quando scorrono i titoli di coda e Dylan intona Shelter From the Storm, ci sentiamo più appagati da quei pochi minuti di musica liberatoria, piuttosto che dalle oltre due ore di falsa "tempesta" della solita merce di successo pre-confezionata made in Hollywood.

e.l. La Difesa del Popolo 30/3/97

5 NOMINATION - 1 OSCAR
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: Cuba Gooding jr