Lavorare con lentezza
Guido Chiesa - Italia 2004 - 1h 51'


sito ufficiale

 da La Repubblica (Paolo D'agostini)

     Il luogo e l'epoca sono Bologna tra 1976 e '77. Il contesto è quello del movimento giovanile che nel capoluogo emiliano ebbe la  sua culla. Decisamente proletarizzato, estraneo alle forme politiche ideologiche e organizzative della tradizione di sinistra e più interessato alla libertà dei comportamenti, all'esercizio della fantasia, caratterizzato da un violento quanto velleitario rifiuto di ogni istituzionalizzazione, dal lavoro salariato alla famiglia. Perno di tutto questo Radio Alice, la madre di tutte le "radio libere", e bandiera la canzone che dà titolo al film: Lavorare con lentezza. Chiesa contamina sfondo storico e invenzione (sua e dell'autore collettivo Wu Ming, il gruppo che prima si faceva chiamare Luther Blisset) incrociando un gruppo di destini. I ragazzi della redazione di Radio Alice con l'avvocatessa militante Claudia Pandolfi, due ladruncoli degni di I soliti ignoti, un ricettatore e il carabiniere Valerio Mastandrea, uomo meschino e vendicativo. I ladruncoli, nei giorni di massima incandescenza del movimento, devono scavare un tunnel che porterà dritto al caveau di una banca e, ascoltando Radio Alice durante il "lavoro", se ne appassionano trovando nell'incontro con quel mondo una promessa di emancipazione dai loro destini subalterni già segnati. E' un film pieno di spunti inventivi ed emozionanti: il regista dice di averlo fatto "per tutte e tutti", il suo limite ci sembra forse proprio quello di parlare con chi soprattutto per ragioni anagrafiche frequentò quella temperie.

da  La Stampa (Lietta Tornabuoni)

     È bello rivedere i ragazzi rivoltosi, creativi, mao-dadaisti della Bologna infiammata 1976-1977; riascoltare la radio più giovanil
-popolare dell'epoca, Radio Alice poi occupata e chiusa dalla polizia; ricordarne le indicazioni ("linea casinista") o gli slogan ("Il delitto paga, il padrone no"). La ricostruzione storico-esistenzial-politico-culturale del periodo in
Lavorare con lentezza. (Radio Alice 100 6MHz) di
film successivo in archivio Guido Chiesa film successivo in archivio , è molto ben fatta, tanto più che al regista riescono cose che al cinema vengono quasi sempre male: manifestazioni e scontri tra giovani e carabinieri o poliziotti, specie nella parte finale del film; il modo di vestire e di muoversi dei ragazzi fine Settanta (i costumi perfetti sono di Lina Nerli Taviani); il lampeggiare di disegni alla maniera di Andrea Pazienza, di azioni infami come l'aggressione fascista a un vecchio vagabondo, di conflitti accesi tra femminismo e maschilismo (con Claudia Pandolfi specialmente pugnace)... Ma quello che soprattutto interessa è che il movimento bolognese, definito dal luogo comune un'accolta di oziosi parolacciari e violenti, riacquisti nel film la propria identità e parte delle proprie idee che non hanno smesso di essere intelligenti, giuste; e che diventi possibile un paragone magari ingeneroso tra quella meglio gioventù divertita, combattente, e la generazione contemporanea inerte, distratta, al massimo disubbidiente.

da  L'Unità (Alberto Crespi)

     ...L’unico italiano che ha vinto qualcosa al Festival di Venezia (il premio Mastroianni per i giovani interpreti Tommaso Ramenghi e Marco Luisi) è Lavorare con lentezza, il film su Radio Alice di Guido Chiesa. Curiosamente ma non tanto, contenderà il pubblico ad un altro film italiano che invece a Venezia non è arrivato, La vita che vorrei di Giuseppe Piccioni. Il contrasto fra i due film non potrebbe essere più stridente: aperto, pieno del respiro dei tempi quello di Chiesa (di due tempi: il 1977 della storia, il 2004 della realizzazione e dell’uscita), chiuso in se stesso, astratto, «mentale» quello di Piccioni... Lavorare con lentezza è uno straordinario scandaglio gettato nelle acque limacciose del nostro presente: in un’Italia che ha un premier «operaio», una classe dirigente che si riempie la bocca con parole come «impresa» e «flessibilità», ma che al tempo stesso propone modelli spettacolari e mediatici assolutamente beceri (è molto più nobile fare la velina che l’operaio), Guido Chiesa ci costringe a ragionare sul concetto stesso di lavoro e di produttività. I suoi personaggi sono o ragazzi che non vogliono il «posto fisso» caro ai loro padri, o altri ragazzi che concepiscono il lavoro come missione sociale o come mezzo di espressione creativa... l’idea più strepitosa di Chiesa e dei Wu Ming (il collettivo bolognese di scrittura che ha collaborato alla sceneggiatura) è il povero sbirro che deve ascoltare Radio Alice tutto il giorno per controllarla, e finisce per diventarne un fan. L’ultima parola del film spetta a lui: la radio è stata evacuata (è il fatidico 12 marzo 1977) e lui, lasciato solo a fare il piantone, impugna il microfono e grida nell’etere «anche i carabinieri devono lavorare meno». Lavorare con lentezza, è un film mao-dadaista (definizione del regista) pieno di cose, di trovate, di idee e di splendida musica. In più, nonostante parli del ’77, cioè di un anno in cui Chiesa era un ragazzino, è un film anti-nostalgico, ironico, beffardo, non flessibile, non imprenditoriale, non velinaro. È un film contro ogni logica aziendale.

TORRESINO - novembre 2004