Lo chiamavano Jeeg Robot
Gabriele Mainetti
- Italia  2015 - 1h 52'



 

    Considerato la piaga di corruzione che infetta Roma (...) un supereroe dei Sette Colli non viene male. E pazienza se a rivestirne i panni è il ladruncolo di periferia Enzo Ceccotti (...). Un Accattone con i superpoteri? Perché no, la sfida vinta dell'esordiente Gabriele Mainetti (e dagli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Menotti) è quella di un film artigianale, cucito a mano come la bizzarra maschera di Jeeg, che coniuga l'immaginario delle animazioni giapponesi tv viste nell'infanzia al mondo poetico di Pasolini, il cantore delle borgate. Facendo buon uso di un budget modesto; e scegliendo interpreti indovinatissimi fra cui l'inedita Diana Pastorelli. Ingrassato di venti chili per conferire al personaggio non tanto l'idea di forza fisica, quanto un non so che di sonnacchioso, immobile, rassegnato, Claudio Santamaria si produce nella sua migliore interpretazione dimostrando di aver ben capito che di questa storia in buona sostanza intimista, il cuore di Enzo è il cuore.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

  È il primo supereroe "riuscito", cioè socialmente, e psicologicamente credibile, del cinema italiano dopo Il ragazzo invisibile di Salvatores. Opaco e così infarcito di buone intenzioni da risultare costruito come l'eroe di un 'Cuore' postmoderno. Tutt'altra musica in Lo chiamavano Jeeg Robot, che dichiara fin dal titolo il debito ironico con le mitologie pop, più o meno degradate e riadattate per uso locale, come tutte le vere mitologie (...). Se il regista milanese infatti tentava il racconto di formazione d'ambiente borghese, il romanissimo Gabriele Mainetti, classe 1976, gioca invece la carta del film d'azione in ambiente sottoproletario, da sempre il più creativo in materia (i soprannomi che circolano in qualsiasi bar capitolino provano che Roma digerisce e rielabora a modo suo qualsiasi cultura o sottocultura). Con un gusto per la parodia che non esclude l'adesione sentimentale ai suoi antieroi di periferia e alla loro visione del mondo. Niente tutine lucenti però, né voli sulla metropoli o altre pacchianate. (...) Quella è roba buona per la Marvel. A Mainetti, al primo film dopo molti e premiati corti, bastano i 'mostri' di casa nostra. (...) mentre il Ceccotti si scopre dotato di forza erculea (...), ecco il mucchio selvaggio dei comprimari. Un bandito mitomane truccato stile Rocky Horror Picture Show, che adora Anna Oxa e Loredana Bertè (Luca Marinelli, sempre fantastico ma fin troppo divertente per fare davvero paura). Una coattella mezza matta (...) l'inedita e bravissima Ilenia Pastorelli, vera carta vincente del film con lo strepitoso e inquartato Santamaria (...). Il tutto con gag gaglioffe e spesso irresistibili (tipo la ricerca del dito mozzato), perdonabili lungaggini, molte facce vere e ben scelte perché c'è pure un sottotesto politico. Applauditissimo alla Festa di Roma, ha tutti i numeri per vincere anche fuori casa.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero



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Enzo Ceccotti entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l'eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d'acciaio. Un film artigianale, "cucito a mano" (come la bizzarra maschera di Jeeg), che osa coniugare l'immaginario delle animazioni giapponesi tv dell'infanzia con il mondo poetico di Pasolini. Ne esce una commedia-fantasy metropolitana fresca e innovativa: ritmo, comicità, mélange di generi e tanto buon gusto 'di borgata'.

 

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2016