Non c’è attrice
che non si sia scottata nel tentativo di rifare Marilyn. Perfino una
fuori- classe come Theresa Russeil, all’epoca di
La signora in bianco
di Nicolas Roeg, fallì clamorosamente. Sarà perché il confronto, non solo
fisico, risulta sempre ingrato, figuriamoci poi se entrano in campo tristi
sosia, come la patetica Suzie Kennedy assoldata da Leonardo Pieraccioni
per il devastante Io e Marilyn.
Eppure non passa giorno che qualcuno, al cinema o in tv, sulle riviste
patinate o nella pubblicità, non provi a catturare il “mistero” di Norma
Jeane Mortenson Baker, in arte Marilyn Monroe [...] La sorpresa si chiama
Michelle Williams, protagonista di
My
Week With Marilyn,
esordio dei britannico Simon Curtis: film bello e toccante, pure
divertente, che restituisce l’aria del tempo e la fragilità sensuale della
bionda più celebre della storia del cinema. |
Michele Anselmi - Il Secolo XIX |
...Dichiariamo
d’esserci divertiti e immedesimati grazie a
Marilyn
(My Week with Marilyn), commedia d’inconfondibili prerogative
british che mette in scena, con un riuscito gioco di raccordi ambientali e
psicologici, un momento fiabesco della vera fiaba del cinema. Chi
apprezzerà l’esordio sul grande schermo dopo tanta tv del regista Simon
Curtis, se ne farà una ragione anche perché due nomination per la
recitazione all’ultima edizione degli Oscar hanno già tramandato il
decisivo jolly del film. In particolare, essendo la trama incentrata su
una delle massime icone della nostra epoca, quella attribuita alla
protagonista Michelle Williams a dice tutta su come sia stata stravinta
una difficile sfida. Inutile tornare, insomma, all’ossessiva tentazione,
ricorrente in tutti i tempi e tutte le scene, di far rivivere in qualche
modo la Diva per definizione: da
Marilyn
in poi, sicuramente, diventerà impossibile propone al pubblico l’ennesimo,
catastrofico e patetico scimmiottamento. L’attrice «è», infatti, la Monroe,
per come rielabora (in Italia supportata dall’ottimo doppiaggio di Chiara
Colini) quella disarmante vulnerabilità eroticamente irresistibile che ne
illuminò la breve quanto sfolgorante parabola esistenziale e mediatica. |
Valerio Caprara - Il Mattino |
promo |
Nel 1957 Marilyn volò a Londra per girare Il principe e la ballerina di e con Laurence Olivier. Non fu un soggiorno facile. Intimorita dal grande attore shakespeariano, già avanti con l'età e deciso a sfondare a Hollywood, la mitica bomba sexy faticò a entrare in sintonia con la commedia-fiaba sentimentale, di ambiente aristocratico. Il film rievoca l’esperienza dal punto di vista del ventiquattrenne terzo aiuto regista Colin Clark, che poi rivelò, in due diari pubblicati tanti anni dopo, la sua fugace “love story” con Marilyn . Quell’imprevedibile, vibrante, indelebile complicità con il suo (e di milioni di altri) oggetto del desiderio è ben reso dall'esordiente Simon Curtis, ma l'emozione cinematografica è merito soprattutto di Michelle Williams: l’attrice «è» la Monroe, per come rielabora quella disarmante vulnerabilità eroticamente irresistibile che ne illuminò la breve quanto sfolgorante parabola esistenziale e mediatica. |
DONNE PROTAGONISTE |