Le mille e una notte. Arabian Nights
Miguel Gomes - Portogallo/Francia/Germania/Svizzera 2015
Volume 1 -
Inquieto 2h 5'
Volume 2 -
Desolato 2h 5'
Volume 3 -
Incantato 2h 5'


  Il titolo va preso alla lettera: questo film, anzi questi tre film che ne formano uno so lo (...), sono accompagnati dalla voce fuori campo di Sherazade c he per distrarre il feroce re Shahryan (...) gli racconta una serie di storie notturne. Che però non sono quelle tradizionali (...) ma quelle del Portogallo povero e depresso di oggi, così come sono state trovate e scelte d a un gruppo di giornalisti che ha lavorato con il regista. Ecco allora che Le mille e una notte di Miguel Gomes prendono a prestito il titolo e la struttura della celebre raccolta di novelle orientali per diventare qualcos'altro. Altrettanto insolita e «fantastica» (le virgolette sono d'obbligo), oltre che fuori misura, ma decisamente diversa per ambizioni e finalità. (...) come Le mille e una notte originali mescolano racconti fantastici ad altri divertenti ad altri ancora attraversati dall'amore o dal sesso, così il film usa personaggi reali - sindacalisti, poliziotti, pensionati, giovani sradicati, disoccupati - per rileggere con tutta la libertà possibile la condizione «sociale» del Portogallo, senza darsi nessun limite né nell'invenzione delle situazioni né nell'accostare toni e personaggi massimamente differenti. (...) A rendere ancora più eccentrico e sorprendente il film, ecco la sua lunghezza e la sua struttura. Dopo un anno di riprese, Gomes si è trovato con tale e tanto materiale da fare un film di oltre sei ore, che per trovare una distribuzione commerciale è stato diviso in tre parti (...) ognuna con una sua specificità (la prima più «politica», (...); la seconda più riflessiva con un processo metafora dove i ruoli di accusati, testimoni e difensori si con fondono nel le stesse persone; la terza più poetica (...) ma ognuna anche attraversata da elementi comuni o simili, come la presenza degli animali (...). A tenere insieme tutte queste storie, e molte altre ancora, c'è un popolo che sembra aver dimenticato la «rivoluzione dei garofani» e fa i conti con la solitudine, la povertà, la miseria, a volte ironizzando fino alla farsa (...) altre volte inventandosi nel ruolo di insoliti banditi (...). Per formare alla fine una specie di film-chimera, come ha scritto il critico francese Joachim Lepastier, dove elementi eterogenei finiscono per creare un'opera che sfugge a ogni definizione. Evidentemente non per tutti i gusti, ma raccomandabile a chi non ha perso la curiosità per un cinema fuori da norme e regole..

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera

  Un'opera-mondo, che prende in prestito la struttura (ma anche sfondi e personaggi) delle 'Mille e una notte' per raccontare il Portogallo (l'Europa) ai tempi della crisi senza subire il ricatto delle difficoltà materiali. Un film che cambia continuamente stile, muovendosi con disinvoltura spesso geniale tra i riferimenti più vari per non chiudere i suoi personaggi, attori e non, nella gabbia del film-inchiesta, ma sospenderli al contrario nel magico e nel meraviglioso. (...) Un film-chimera, accolto come un evento all'ultima Quinzaine di Cannes, che può affascinare o sconcertare ma non lascia certo indifferenti. (...) Altro che cinema 'di genere'. È solo rimescolando i generi che si reinventa il cinema.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

  Un film-mostro. Un film-sogno. Un film già di culto, dopo il sorprendente esordio a Cannes, ma che richiede una buona dose di coraggio: il coraggio di proporlo e, sì, anche di andarlo a vedere. Non perché sia l'unico film-monstre della storia del cinema. (...) Né per l'eccezionale durata (...). Né sono mancati film 'mostruosi' in termini di stile (...). Detto ciò, Le mille e una notte-Arabian Nights è un film che non somiglia a nessun altro, un manifesto politico-poetico in cui si entra poco a poco salvo restarne stregati. (...) Compiendo un'operazione geniale, il regista s'impadronisce della mitologia araba del XII secolo per generarne una contemporanea. Così, personaggi in costumi fiabeschi introducono episodi di tono documentario: ma dove tipi umani quotidiani (...) si mischiano a geni del vento e della terra, eroi, danzatrici, animali parlanti. Nel primo 'volume' (...) Gomes rappresenta se stesso: un regista (che ricorda un po' il primo Nanni Moretti ) intenzionato a fare un documentario, ma senza riuscirci; e allora inizia un film mitologico - in senso pasoliniano - eterogeneo e bello, libero e che lascia libero lo spettatore di creare nessi a propria misura. (...) Il secondo volume (...) narra il tempo dello sconforto. (...) Cambiano di continuo i registri della rappresentazione, tra didascalie, scene mute, voci narranti, fiaba e realtà. Il terzo volume (...) è il più sognante. (...) Un film così bisogna guadagnarselo.

Roberto Nepoti La Repubblica

  A legare i tre diversi capitoli del film di Miguel Gomes, insieme alla voce della narratrice, Sherazade, ci sono le tracce disseminate dal regista di un umorismo dagli accenti grotteschi, come il piccolo drone utilizzato per la caccia alle vespe che infestano le colture portoghesi, e il sentimento precario delle esistenze in un paese «ostaggio di un programma di ingiustizia sociale». Gomes, alchimista dell'immaginario, mescola il racconto della realtà, e la sua forma socio-naturalista a quello dell'incanto, sottomette il principio di intervento politico al registro del meraviglioso trasformando il cinema «d'impegno» in un gioco da bambini irriverente, di serissima leggerezza. E per fare questo si prende la libertà di utilizzare ogni variazione possibile dell'immaginario: generi, contaminazioni, accostamenti audaci, passaggi di senso impuri e esplosivi. Le epoche convivono, si popolano di fantasmi, la realtà e il mito si confondono senza preoccuparsi delle regole scritte o non scritte del cinema e del racconto.

Cristina Piccino - Il Manifesto




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Diviso in tre volumi di poco più di due ore ciascuno (Inquieto, Desolato e Incantato...), il film è una struggente e onesta antologia di storie che mescolano realtà e immaginazione e descrivono, con ragione e sentimento, il Portogallo di oggi. A raccontarle è Sherazade, eroina e narratrice spaesata, nel tempo e nello spazio, ma precisa nel dire al suo re piccole e grandi storie di un popolo e un paese diviso tra crisi e desiderio di passare, come nei titoli titoli delle tre parti dell'opera, dall'inquietudine all'incanto. Miguel Gomes ha solo 44 anni e una creatività che sa attingere dalla cornice della raccolta di novelle mediorientali per raccontare il Portogallo contemporaneo. Paese povero, depresso e in crisi da austerity, rivive in 16 storie contenute in un cine-dispositivo unico nel suo genere che radiografa poeticamente gli strati socio-professionali del Portogallo e ne fa dei segmenti indimenticabili, tra crudo realismo e fantasia spinta. Immaginifico, visionario, potente, ironico, poetico e politico: in altre parole un capolavoro.

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LUX - aprile 2016

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