Mongol
Sergej Bodrov – Kazakhistan/Russia/Germania 2007 - 2h

           Grande film di Sergei Bodrov (l'autore russo sessantenne de Il prigioniero del Caucaso, de Il bacio dell'orso), sceneggiatore, regista, produttore di Mongol, storia affascinante di infanzia, adolescenza, prima giovinezza del mongolo Temugin (1167-1227) detto Gengis Khan (Signore Universale), conquistatore e capo del vasto impero mongolo che dominò anche la Russia per 200 anni. Intorno a questo personaggio è da poco terminato un processo di revisione della critica storica recente, che ne rivaluta l'opera costruttiva, le qualità militari e umane, smentendone la leggenda di ferocia e di sangue. Bodrov accoglie nel suo film questa nuova visione dì Gengis Khan, raccontando insieme con la formazione del condottiero la vita delle tribù nomadi mongole del XII secolo.
Bellissimo. I veri luoghi nativi di Cengia Khan, dove il film è stato girato, offrono spazi infiniti, salti climatici, la bellezza aspra e selvaggia dei posti più isolati della terra. Tre magnifiche battaglie a cavallo (frecce, lance, spade, bastoni) sono animate da prodigiosi strumenti kasaki e kirghishi. Amore (per la prima moglie Borte) e azione mescolati hanno la potenza della vita.

Lietta Tornabuoni - La Stampa

      Grande schermo, grandi paesaggi. Ultima carta da giocare (forse) per il cinema in sala: la vastità, la profondità, l'immersione in un mondo che ti rapisce e ti porta, almeno per due ore, in una dimensione diversa. È l'emozione che ti dà Mongol, di Sergei Bodrov, dedicato alla vita iperavventurosa di Temüjin, il futuro Gengis Khan, l'uomo che fondò il più grande impero della storia, dall'Oceano Pacifico fin quasi alle porte di Vienna. Ispirato alla Storia segreta dei mongoli, il film ha qualcosa di antico: i cieli, il vento, i mari d'erba, l'immensità della steppa, l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco. E un bambino che lotta per non soccombere ai mille nemici, forgiato da continue sventure.
Destinato a essere ucciso, reso schiavo prima da un altro clan e poi dai cinesi, liberato dalla moglie Börte, da lui scelta quando aveva solo 9 anni. E le epiche battaglie, combattute con straordinaria visione strategica. Temujin sembra sempre sul punto di venire travolto, ma non cede mai: fino al momento in cui diventa il capo indiscusso di tutti i mongoli. Terrore per il resto del mondo, affascinante eroe per i suoi.

Luigi Paini - Il Sole-24 Ore

      Anche i conquistatori sanguinari piangono. E soffrono per amore. Sergei Bodrov ne è profondamente convinto (non è il solo, di registi benevoli verso la crudeltà di massa ce ne sono a bizzeffe) e con il kolossal che ha vinto l'ultima Festa del Cinema di Roma ce lo dimostra. Ci racconta il Gengis Khan segreto, l'orfano umiliato e sofferente, l'amico leale, il fidanzato fedele che in guerra ci va col cuore: per l'onore offeso dall'amico, per riprendere la sposa rapita, per nobile vendetta. Se poi per farlo c'è da impalare, squartare, infilzare qualcuno, poco male, nel 1200 si usava così. Ci racconta Temugin (il vero nome di GK) prima che diventasse il potente condottiero che riunì i mongoli per conquistare il mondo dando vita a un impero grandioso e violento. Il regista, già Oscar per Il prigioniero del Caucaso, al di là della visione agiografica del protagonista, ci regala una pagina di cinema di buona qualità. Girando nei territori che più di otto secoli ospitarono le scorribande e conquiste mongole (in alcuni casi i trasferimenti sul set duravano anche un giorno!) ci restituisce la potenza di panorami e battaglie, aiutandosi con una fotografia superba e un uso forte ma non invadente del digitale alternato alla luce naturale. Ottimi gli attori, tra cui si erge, in tutti i sensi, Tadanobu Asano (già cattivello in Zatoichi), la narrazione coinvolge nonostante la lunghezza (125 minuti) e dilatazioni ed ellissi che ci lasciano molti (troppi?) interrogativi. Non è la Storia qui a interessare, ma emozioni e sentimenti. E una figura fiera e orgogliosa, resa grande da una gloriosa sconfitta e una umiliante prigionia sopportata con stoicismo.

Boris Sollazzo - DNews


promo

Bodrov mette in scena un'epopea storica che ricostruisce la nascita del guerriero Temugin, consegnato ai posteri come il sanguinario Khan (condottiero) dell'impero mongolo, ritraendolo dalla nascita e riportando le varie tappe di una vita aspra e sofferta, fino alla battaglia che lo lanciò definitivamente verso la costruzione del suo sconfinato impero. Un kolossal che punta sui sentimenti e sugli scontri all'ultimo sangue (a base di digitale e luce naturale, creando un effetto realistico davvero impressionante), un affresco che si racconta attraverso i vasti spazi e gli imponenti scenari della steppa, vera protagonista della storia di Genghis Khan.

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