Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (Monsieur Ibrahim et les fleurs du Corano)
François Dupeyron - Francia 2003 - 1h 34'


sito ufficiale

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

       ...Dietro Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano di François Dupeyron c'è un racconto leggero e serio di Eric-Emmanuel Schmitt film successivo in archivio. In un quartiere popolare parigino le cui strade hanno nomi di favola (Rue Bleu, Rue de Paradis) diventano amici un anziano bottegaio musulmano adepto al sufismo e nato in Turchia, Monsieur Ibrahim, e un adolescente ebreo a cui l'essere ebreo non interessa affatto. Il ragazzo Momo vive solo con il padre in un grande appartamento oscuro. Il padre è un uomo tetro, depresso, punitivo, la madre se n'è andata, è il ragazzino a fare la spesa, cucinare, rubacchiare per poter frequentare le cordiali prostitute del quartiere. Il signor Ibrahim è il droghiere di fronte che lavora sempre dalle otto a mezzanotte ma senza fretta, senza affanno; un uomo sereno, spiritoso, lieto, che insegna a Momo tante cose: quant'è bella Parigi, come sorridere, come portare un paio di belle scarpe, come vivere. Il padre del ragazzo viene licenziato, se ne va per la vergogna di non riuscire a trovare un nuovo lavoro, finirà suicida sotto il treno. Il legame tra il signor Ibrahim e il ragazzo si stringe, diventa paterno-filiale: il droghiere adotta Momo come figlio, lo accompagna al bagno turco, gli compra un'automobile rossa che nessuno dei due sa davvero guidare, lo porta in viaggio sino al proprio Paese, la Turchia, attraverso un paesaggio arido, mineralizzato, molto bello. E lì, dopo un incidente d'auto, il signor Ibrahim muore calmo, sorridente: il ragazzo è ormai in grado di cavarsela da solo. Due nazionalità, due generazioni, due religioni, due culture, due temperamenti, due modi di vivere si trovano a confronto: e non c'è dubbio che l'anziano musulmano sia il più vitale, il più capace in quell'arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano. Il film ottimista evita la melensaggine anche grazie agli interpreti. Il ragazzo Pierre Boulanger recita con naturalezza e partecipazione. Omar Sharif, forse il primo attore arabo a venire a suo tempo considerato bello dal cinema occidentale, ha una voce magnifica, uno sguardo brillante e dolce, un magnetismo radioso, ed è certo più bravo di quanto sia stato ne Il dottor Zivago o in Lawrence d'Arabia. Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano non è un gran film come François Dupeyron non è un gran regista, ma ha grazia divertente, serietà impegnata, una generosa allegria poco frequente.

da Film Tv (Enrico Magrelli)

       «Sorridere rende felici». «II segreto della felicità é la lentezza». «Ciò che dai é tuo per sempre, ciò che tieni é perduto per sempre». Sono alcune delle perle di saggezza che il droghiere musulmano Ibrahim (un 0mar Sharif che trova dalle prime scene il sottotono giusto) dispensa tra una scatoletta di ravioli e un beaujolais del suo negozio a Moise, soprannominato Momo, in una strada parigina d'altri tempi. Momo é un sedicenne sveglio e solitario che guarda dalla finestra la vita della via-acquerello, una strada pittoresca e molto stereotipata che si impone come set, come geografia del ricordo e della convenzione di certo cinema francese. Il giovane protagonista é innamorato delle prostitute affettuose e materne e della figlia della portiera e vive, dopo l'abbandono della madre, con il padre arcigno e oppresso da problemi intestinali, occupandosi della spesa, della casa e della cucina. L'amicizia con il vecchio "arabo" segna il passaggio alla maturità di Momo. Dopo l'adozione, i due partiranno con uno spider verso il paese natale del saggio droghiere, tra l'Anatolia e la Persia. Garbato, molto prevedibile, non noioso, scritto e diretto in modo piano, il film convince più nella descrizione dell'incontro tra il ragazzo e il vecchio e nello scrutarsi, tollerante, tra i due mondi. Il viaggio automobilistico verso le radici non ha alcuna originalità e sembra "finto" come la Parigi della "vie" quasi rosa.

TORRESINO - ottobre 2003