Paradise Now
Hany Abu-Assad - Francia/Germania/Olanda 2005 - 1h 38'

da Corriere della Sera (Maurizio Porro)

     Nella filmografia sul Medio Oriente ecco un eccezionale film palestinese di Hany Abu-Assadfilm successivo in archivio girato prima dello sgombero dei coloni. La liberazione che ci porterà al paradiso del titolo da Living Theatre è nel sacrificio della vita dei kamikaze, mistica e follia. Il film segue quasi in tempo reale le ultime ore di due di loro che diventano strumenti di morte: la preparazione, il segreto, la purificazione. L'autore cerca di mantenere perfino un filo di ironia, spiega più che giustificare, apre la porta di un territorio dove il confine tra vita e morte è labile, come quello tra finzione e documento. La storia prende alla gola, allo stomaco, al cuore, al cervello. E' difficile rimanere insensibili anche di fronte a un atto criminale e politicamente controproducente: ci interessano i dubbi e i pensieri di due giovani impossibilitati ad essere normali.

da La Stampa (Alessandra Levantesi)

     Palestinese di etnia, israeliano di passaporto e olandese di residenza, nel conflitto senza fine che insanguina il medio oriente il regista Hany Abu-Assad si è considerato abbastanza al di sopra delle parti per fare (parole sue) «un film dove non ci sono buoni né cattivi». Il risultato è che Paradise Now, pur applaudito e premiato alla Berlinale, provoca gli attacchi contrastanti di chi lo considera giustificazionista del terrorismo e di chi lo condanna come un tradimento della causa. Ma Abu-Assad cerca solo di rispondere a un quesito inquietante: cosa agisce nella testa di una persona normale che decide di diventare un bombarolo suicida? Siamo di fronte a uno sforzo serio per interpretare il mondo dei «martiri» visto dall'interno. Said (Kais Neshif) e Khaled (Ali Suliman) sono stati scelti in segreto per farsi esplodere tra la folla di Tel Aviv. Mentre Suha (Lubna Azabel), figlia a sua volta di un martire, non nasconde la propria contrarietà, i due giovani ritualmente si preparano. La tragica situazione non esclude tratti da commedia, come quando Khaled deve ripetere il suo proclama testamentario perché la macchina da presa si è inceppata; e in tale occasione apprendiamo che questi video noleggiati o venduti trovano una vasta clientela. Per una serie di coincidenze l'operazione va storta, separati dal caso i due complici si cercano invano l'uno di qua e l'altro di là in una tragicommedia degli equivoci, l'organizzazione si mette in allarme temendo un tradimento di Said che invece paradossalmente si fortifica sempre più nella sua decisione... Girato a Nablus fra una sparatoria e l'altra (sei tecnici della coproduzione tedesca hanno abbandonato il set ritenendo assurdo rischiare la vita per un film), Paradise Now, nel fondere la forza del documento con l'attrattiva dell'opera di fantasia, è da non perdere. Nessuno che lo abbia visto, leggendo l'ennesima notizia di una strage in Israele, potrà evitare di ricordare il primissimo piano finale dell'occhio dell'attentatore prima che succeda (o no?) l'esplosione annunciata.

TORRESINO - novembre 2005
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