Il passato è una terra straniera
Daniele Vicari - Italia 2008 - 2h

    Rifiutato da Venezia, e migliore dei quattro titoli italiani visti al Lido, è tratto dal romanzo omonimo di Carofiglio, ha alle spalle (oltre a Rai Cinema) una doppia produzione robusta come la Fandango e la R&C, è magnificamente fotografato da Gherardo Gossi. Ed è a suo modo un film di genere: un «noir» che diventa oscuro, profondo, dostoevskiano, tutto costruito sul tema del doppio. Vicari racconta di aver capito che film si apprestava a girare quando ha fatto conoscere i due attori, Elio Germano e Michele Riondino (bravissimi): «Dopo li sentii separatamente e ciascuno mi disse più o meno dell’altro: mi sembra la persona giusta, ha qualcosa... di vero. Guardandoli assieme ho pensato: ecco chi sono i personaggi, due ragazzi che se la vogliono godere. Ma oltrepassano il limite fra bene e male senza pensare alle conseguenze». Giorgio, di buona famiglia, laureando in legge, conosce a un party il croupier Francesco. Quest’ultimo viene minacciato da due balordi. L’altro lo difende, fa a botte con quegli sconosciuti; i due lasciano il party assieme e non si separano mai più. Giorgio scopre in Francesco il proprio lato oscuro. Entra nel mondo parallelo del gioco d’azzardo, dei ricchi annoiati e dei mafiosi pericolosi. Francesco è un baro, Giorgio impara il mestiere. Da lì a passare una vacanza a Barcellona per portare in Italia un carico di coca, il passo è breve. Una volta strafatti, violentare una ragazza sembra solo un gioco...

Alberto Crespi – L’Unità

    È insolito e per nulla ipocrita contrariamente al solito lo sguardo riservato alla violenza. Perché Vicari non edulcora, non estetizza, non smussa, non cerca spiegazioni socio o psicologiche, ma della violenza mostra insieme il richiamo e l'orrore. Peccato che accanto a scene molto riuscite, alcuni piccoli cedimenti tolgano smalto a questo film che imponendosi un giusto distacco a tratti "raffredda" fin troppo la materia. Più coraggio di immedesimarsi, sporcandosi le mani e sporcando anche le parole, e magari azzardando uno stile più mosso, e Il passato è una terra straniera ci avrebbe guadagnato. In credibilità e in forza metaforica. Perché le tare di Giorgio e di Francesco, suggerisce Vicari, sono quelle di un intero paese; l'attrazione fra queste due anime uguali e contrarie è la maledizione di un'Italia che non fa mai i conti con se stessa. Cioè con il suo passato, con i suoi scheletri nell'armadio, con il suo bisogno d'ordine che va di pari passo con l'insofferenza alle regole. Ieri come oggi.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

    Con la sua caratteristica aria imbronciata e le sue maniere poco diplomatiche il regista Daniele Vicari commenta sec camente il divieto ai minori di 14 anni imposto al suo film, dopo che un altro film italiano, Un gioco da ragazze, si è addirittura beccato quello ai 18. «Questo istituto è una sopravvivenza medievale. Ipocrita. Io so che per me i film più formativi sono stati tutti film vietati. Non credo che sia necessario proteggere i cittadini trattandoli da scemi. Basterebbe obbligare i produttori a mettere un avviso nella pubblicità, poi starà ai genitori comportarsi responsabilmente».
Il passato è una terra straniera sceglie solo un aspetto del thriller di ambientazione barese dello scrittore-magistrato Gianrico Carofiglio ed esclude (quasi del tuffo) quella dell’indagine poliziesca sulle violenze sessuali. Sceglie la relazione tra i due ragazzi Giorgio e Francesco. Nel film, eccellenti, rispettivamente Elio Germano e Michele Riondino: una notevolissima rivelazione per il nostro cinema. La tensione che si crea tra loro è una grande prova di interpretazione e di governo della stessa. Ciò che accade loro è memore delle linee d’ombra conradiane ma la coppia è anche fortemente debitrice al prototipo di Il sorpasso e alla dialettica infernale tra Bruno Cortona e Roberto Mariani..

Paolo D’Agostini – La Repubblica

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Giorgio, di buona famiglia, laureando in legge, conosce a un party Francesco un croupier legato al mondo della malavita. Gli eventi cementano la loro amicizia e Giorgio scopre in Francesco il proprio lato oscuro, entra nel mondo parallelo del gioco d’azzardo, dei ricchi annoiati e dei mafiosi pericolosi. Da lì a passare una vacanza a Barcellona per portare in Italia un carico di coca, il passo è breve. Una volta strafatti, violentare una ragazza sembra solo un gioco...
Vicari non edulcora, non estetizza, non smussa, non cerca spiegazioni socio o psicologiche, ma della violenza mostra insieme il richiamo e l'orrore.

TORRESINO - novembre 2008

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