PERDUToAMOR
Franco Battiato - Italia 2002 - 1h 37'


sito ufficiale

da La Repubblica (Gino Castaldo)

      Si potrebbe dire che il film scandisce i passaggi narrativi come se andasse da strofa a ritornello e poi ancora da ritornello a strofa, proprio come una canzone, della quale del resto porta il titolo. Perduto amor, la cantava il belga Adamo, nella notte dei tempi, oggi la canta Franco Battiato e su questa suggestione ha costruito una storia, o meglio non storia, che con disinvolta licenza poetica racconta i fatidici passaggi di formazione di un ragazzo (Corrado Fortuna), prima infante in una sognante e iperfemminile Sicilia anni Cinquanta, poi adolescente nella stessa Sicilia dove un maturo pigmalione (Gabriele Ferzetti) lo spinge verso più eccelsi obiettivi, poi giovane uomo nella Milano dei primi anni Sessanta alle prese con una divertente e trasfigurata, ma non troppo, società della canzone, all'ombra della leggendaria Galleria del Corso dove si facevano e disfacevano i destini della musica italiana. Alla fine il protagonista non intraprende la carriera musicale che sembrava scontata, e qui c'è il vezzo di Battiato nel confondere le acque di una possibile lettura autobiografica. Di sicuro descrive mondi che conosce bene, ma rifiuta il realismo convenzionale e scandisce il film come un sogno, o più semplicemente come una composizione musicale che, tra divertenti sorprese, abbandoni poetici e scarti filosofici, ambisce con delicata semplicità a proporre uno sguardo profondo sull'esistenza. I personaggi, tantissimi, sono affollati in un'equilibrata sinfonia corale, dalla quale emerge la figura della madre (Donatella Finocchiaro). Così come emergono i numerosi e divertenti camei, tra tutti quello di Maurizio dei New Dada (poi Krisma) che interpreta oggi il se stesso di quarant'anni fa, mentre la sua compagna Cristina è abbigliata da cassiera e confessa di averlo sempre amato, che dimostrano uno dei paradossi di questo film: il colto, sofisticato Battiato che si concede languidi sussulti per le canzoncine anni Sessanta di cui è lussuriosamente infarcita la colonna sonora. Una singolarità che riflette il paradosso più generale, ovvero quello di essere il più ingenuo dei filmaker, alle prese con la sua opera prima, ma allo stesso tempo un artista maturo e più che consapevole. L'approccio è volutamente candido e disarmante, come di chi se ne frega delle convenzioni cinematografiche e privilegia il racconto di pensiero. Questo forse irriterà il pubblico più affezionato al racconto tradizionale e forse anche i cinefili che maldigeriscono queste incursioni in territori altri. Eppure Battiato riesce in un compito non facile: piaccia o meno, inventa un suo linguaggio, e non usa trucchi per nasconderlo.

da Film Tv (Aldo Fittante)

      Uno strano oggetto del desiderio quest'esordio nella regia del cantautore (e pittore) Franco Battiato. Pur rifiutando l'etichetta di debutto che attinge nell'autobiografismo, è chiaro fin dall'incipit siciliano (metà anni '50) che l'artista catanese rivolge il suo sguardo all'indietro tra donne e ricami, mentori e ambizioni di fughe verso il Nord, direzione Milano, che Battiato frequenterà davvero e gli consentirà di spiccare il volo. Come nella e per la sua musica, "alto" e "basso" si susseguono, si incrociano, si sposano e divorziano bruscamente, spiazzando forse chi non ha mai frequentato le sue originali ricerche filosofia e chiacchiericcio, canzonette e sonate rigorosamente classiche, professori che declamano "verità" ma anche (e per (fortuna) qualche sana granita alla mandorla. Un film che irrita ed emoziona, coinvolge e respinge, vola e immerge la testa nella sabbia, eccita ma fino a un certo punto. Tra le note liete, gli attori (sferzante Ferzetti, sfacciato Fortuna, fresca Finocchiaro, croccante Bruschetta) e i camei quasi forzati (tra i tanti: Elisabetta Sgarbi, Francesco De Gregori e Manlio Sgalambro, che ha sceneggiato in perfetta complicità con l'autore). La colonna è sonora, ipertrofica, ricchissima, e spazia - per l'appunto, come il film da Non dimenticar le mie parole interpretata da Sgalambro (!) al preludio del Clavicembalo Ben Temperato di Bach.


promo

Ettore nasce in Sicilia, vive in una famiglia "al femminile", assapora le tradizioni secolari della sua terra e viene iniziato alla musica classica e al sapere filosofico. Da adulto decide di non frequentare l'università e di trasferirsi a Milano per cercare fortuna nell'ambito della canzone. Durante la sua permanenza a Milano inizia a scrivere un libro che porta in una casa editrice... Perduto amor, la cantava Adamo, nella notte dei tempi, oggi la canta Franco Battiato e su questa suggestione ha costruito una storia, o meglio non storia, che con disinvolta licenza poetica racconta i fatidici passaggi di formazione di un ragazzo.  L'approccio è volutamente candido e disarmante: l'ingenuo filmaker, alle prese con la sua opera prima, è allo stesso tempo un artista maturo e più che consapevole. Un film che irrita ed emoziona, coinvolge e respinge, vola e immerge la testa nella sabbia, eccita ma fino a un certo punto... Battiato riesce in un compito non facile: piaccia o meno, inventa un suo linguaggio, e non usa trucchi per nasconderlo.

TORRESINO - giugno 2003