Philomena
Stephen Frears - Gran Bretagna 2013 - 1h 38'

miglior sceneggiatura

   Una storia così bella che sembra finta, invece è tutto vero. Due protagonisti che non si capiscono per l'intero film, ma alla fine imparano qualcosa di fondamentale l'uno dall'altra. Un trionfo di sentimenti universali proiettati contro un doppio sfondo storico: l'Irlanda povera dei primi anni 50, un paese in cui «qualsiasi cattolico con 1000 sterline in tasca poteva comprarsi un bambino». E l'Inghilterra incattivita del 2003, segnata dall'appoggio di Blair alla guerra in Iraq, che scorre in filigrana dietro un film ambientato per met  proprio a Washington. Può suonare paradossale ma è difficile immaginare qualcosa di più "natalizio" di Philomena premiato per la miglior sceneggiatura a Venezia e dominato dai fenomenali Judi Dench e Steve Coogan, che si rimpallano finezze e sottotesti di uno script calibrato alla perfezione (Coogan ha anche scritto il film con Jeff Pope, dunque conosce 'da dentro' il suo personaggio). La storia, toccante quanto esemplare, è stata raccontata dal vero protagonista Martin Sixsmith in un libro (in uscita da Piemme). Stephen Frears ne ha tratto un film ovattato e irresistibile, lontano dai toni taglienti di lavori come Rischiose abitudini, The Queen, Tamara Drewe, ma capace forse di raggiungere un pubblico molto più vasto. Come quello rappresentato dalla protagonista: un'anziana irlandese decisa a ritrovare il figlio che mise al mondo da ragazza madre nel 1952 per poi vederselo strappare, bambino, dalle suore del convento presso cui lavorava. (...) Dove sarà  quell'innocente, venduto a qualche riccone (nel convento c''è ancora una foto di Jane Russell, la diva di Hollywood, che venne là come tanti americani per portarsi via un bambino) (...) Naturalmente non sveleremo le tappe della loro ricerca, con crescendo di rivelazioni a orologeria. Ma ancor più che per la storia, Philomena vale per la sottigliezza con cui dettaglia l'incontro fra questi due personaggi così diversi per censo e educazione. Lui tutto ironia, cultura, razionalità . Lei imbevuta di fede e schiettezza, ma capace di vedere anche più lontano del giornalista («Non voglio abbandonarmi all'odio come lei: dev'essere sfibrante»). Il tutto servito da un regista che riflette sul proprio lavoro attraverso i suoi stessi personaggi. L'ingenua Judy Dench andrà  in estasi per i romanzetti stile harmony. Ma conosce sentimenti e generosità  ignoti al suo colto, sarcastico, infelice accompagnatore.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

   La Cate Blanchett di Blue Jasmine è davvero straordinaria, ma per il Golden Globe (e probabilmente per l'Oscar) la diva australiana dovrà  vedersela con la Philomena di Judy Dench, fantastica attrice che riesce ogni volta a sorprendere per intensità , autorevolezza e tempi perfetti. Alla base del bel film di Stephen Frears c'è una vicenda vera, raccontata da Martin Sixsmith in un libro del 2009, The Lost Child of Philomena Lee, ora in uscita da noi (Piemme). (...) Tanto materiale poteva produrre un film pasticciato e sempre a rischio di scivolare nel patetico: invece la lacrima arriva, ma resta sul ciglio, trattenuta con britannico senso del controllo; e semmai a scattare più spesso la la risata per il gioco a contrasto della strana coppia. L'intellettuale snob uscito da Oxford e l'ex-infermiera piccolo borghese, l'ateo e la credente, il giornalista che cerca di rimontare la china con una storia di vita vissuta; e un'anziana signora che, a dispetto delle sue dickensiane vicissitudini, si diletta della lettura di romanzi rosa a lieto fine. È anche un gioco su ciò che potrebbe essere Philomena, una storia d'appendice, se non fosse per un regista tanto abile a giostrarla in un calibrato dosaggio di pathos e commedia.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa




promo

Un'anziana irlandese (Judi Dench) si decide a ritrovare il figlio che mise al mondo da ragazza madre nel 1952 per poi vederselo strappare, bambino, dalle suore del convento che la ospitava. Ancora molto piccolo, il bambino viene dato in adozione a una benestante famiglia americana. Da allora, Philomena dentro di sé non si è data pace e ora, grazie all'incontro con il giornalista Martin Sixsmith, incuriosito dalla sua storia, la donna si imbarca in un'avventura che la porterà  in America dove scoprirà  la straordinaria storia di suo figlio... Regia classica, script di precisione, battute fulminanti (...), empatia alla carta, attori sublimi e un tot di furbizia. Philomena è fatto per piacere a tutti: problemi?

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2014