Pollock
Ed Harris  - USA 2000 - 2h 37'

oscar miglior attrice non protagonista: MARCIA GAY HARDEN

da Film Tv (Enrico Magrelli)

     I quadri non sono inquadrature, nonostante la radice comune delle parole, e la storia dei pittori, artefici di immagini, è per il cinema un problema mai risolto. La biografia dell'artista tormentato e torturato e i processi creativi si presentano come una tela bianca sulla quale per un cineasta é difficile rappresentare materiali, immaginare simmetrie, impastare i colori. Uno dei migliori attori americani, Ed Harris film successivo in archivio, per dieci anni ha fatto congetture sul soggetto del suo film d'esordio come regista: Jackson Pollock, un maestro dell'astrattismo. Il compendio, la monografia divulgativa, la fotocopia cinematografica di una galleria d'arte sono le scorciatoie delle pellicole sui pittori, maledetti o celebri. Harris si impossessa del fantasma e della psicologia comportamentale di Pollock, ne mette in scena il lavoro e la vita; i rapporti con artisti e mecenati; la musica che lo ha influenzato e le tensioni con la madre. In questa rispettosa e sincera dichiarazione d'amore per Pollock il tono e la struttura sono calibrati, corretti e Harris espone una genialità cagliata in macchie, linee torte e meravigliosi sgocciolamenti.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Per fare un film sulla vita di Jackson Pollock, a Ed Harris ci sono voluti dieci anni. Forse dovevano essere di più, forse di meno: nel primo caso, ulteriori meditazioni gli avrebbero consigliato di evitare gli stereotipi inesorabili del "biopic" d'artista; nel secondo ci avrebbe dato un film più diretto, più immediato di questa biografia "maledetta" che s'intona ben poco con l'anticonvenzionale artista americano. Così com'è, Pollock racconta il grande pittore nel modo che tutti si aspettano: il carattere impetuoso e la profonda fragilità, l'alcolismo e i furori, la paura della vita e la sublimazione nella creazione artistica, l'insopprimibile tendenza all'autodistruzione. Una parte importante è riservata ai suoi non facili rapporti con le donne: dalla moglie Lee Krasner, paziente al punto da sacrificare per amore di Jackson il proprio talento personale, alla pigmaliona Peggy Guggenheim, che ne comprese per prima l'enorme talento.
Per spiegare ai suoi studenti la natura della sua "action painting", il critico d'arte Francesco Arcangeli diceva che Pollock era un James Dean elevato all'ennesima potenza. E Harris (arrivato al limite di studiare pittura, per realizzare le scene in cui l'autore di "Pali azzurri" mette i colori sulla tela) lo rappresenta, e lo interpreta, un po' a quel modo: lo mostra in crisi creativa, poi lo fa avventare sulla tela ricorrendo all'immarcescibile metodo dell'Actor's Studio, tutto genio e sregolatezza…

CINEMA e PITTURA

           i  lunedì del  LUX   settembre-dicembre 2003