Pump Up the Volume
di Allan Moyle - USA 1991 - 1h 37'

  

Hard Harry trasmette solo di notte, la sua radio pirata diffonde le note dure del rap assieme a sovversivi sproloqui che "liberano" le fantasie post-adolescenziali, criticando l'ambiente borghese cittadino e la rispettata sede scolastica locale. Sì, perché il D.J. misterioso che accende il buio dell'etere con le sue performance "sporche" alla Lenny Bruce, di giorno è un timido studente liceale di una piccola città dell'Arizona, sottomesso alle rigida ottusità delle istituzioni e del corpo insegnante. Non conta che il destino di quella stazione radio nascosta tra libri e vhs sia immancabilmente segnato, il "segno" lasciato da Hard Harry è incisivo e indelebile, sia per il perbenismo borghese della finzione cinematografica, sia per l'eco sociale che negli States Pump Up the Volume (Alza il volume) ha provocato. Ad un certo fastidio nell'opinione pubblica per il tono lassista e provocatorio del film di Moyle, ha risposto un'ondata di consensi giovanili che non hanno fatto solo fronte compatto nella rabbia contro la scuola, ma che hanno saputo estrapolare rivelatori giudizi di merito sulla politica interna americana, focalizzati nelle dichiarazioni del giovane interprete (Christian Slater): "I nostri genitori appartenevano ad una generazione cresciuta in un periodo con valori e fedi molto forti, dopo la guerra, durante gli anni Sessanta. Noi non abbiamo avuto nulla del genere, ma i giovani cominciano a capire di nuovo il senso della politica... Al giorno d'oggi le cose sembrano andare all'indietro. In America i soldi vanno nelle direzioni sbagliate. Come si fa a pagare ad attori come me somme esorbitanti di denaro quando gente come poliziotti ed insegnanti guadagnano così poco e rischiano la loro vita tutti i giorni. E' proprio strano..."

e.l. pieghevole LUX - gennaio/febbraio 1992