Quo vado?
Gennaro Nunziante - Italia 2015 - 1h 26'



 

    Potrebbe sembrare che l'assunzione nello Stato a tempo indeterminato sia ormai un mito rottamato dal tempi (...) ma dopo una prima parte dove sogni e incubi del perfetto burocrate sono raccontati con divertita partecipazione (indimenticabile la lezione su corruzione, concussione et similia impartita all'amico cacciatore che vuole regalargli una quaglia), Zalone diventa il campione di una serie di comportamenti «all'italiana» che travalicano l'ambito del «posto fisso» per diventare i simboli di un malcostume più diffuso e radicato, legati al razzismo, all'indifferenza ecologica, alla libertà sessuale, al maschilismo quotidiano e che vengono ben sintetizzati nella canzone 'La prima Repubblica', intonata mentre il senatore-simbolo di quella mentalità e di quei comportamenti, «l'angelo custode» Binetto (affidato a un simpatico Lino Banfi), arringa le folle per farsi rieleggere. Una canzone che Zalone canta con una voce simil Celentano, omaggio evidente alla tradizione musicale del cantante milanese (sembra di sentire una specie di rivisitazione del 'Ragazzo della via Gluck') ma che finisce per essere inevitabilmente anche una presa di distanza ironica da quelle proteste progressiv-populiste con cui Celentano è stato identificato e di cui ogni tanto si è fatto donchisciottesco paladino. Come a voler ribadire la voglia di Zalone di non fermarsi davanti a nessun santo o santuario. È questa, mi sembra, la caratteristica più autentica dello Zalone 2015, la voglia di divertire superando la comicità più facile e corriva per cercare di allargare il proprio orizzonte di autore comico e satirico. (...) Quello che forse non ti aspetti è l'esito finale delle sue peregrinazioni, in nome di una ragionevolezza che mette d'accordo populismo e buonismo, ma che finisce per accentuare lo iato che ormai esiste tra il personaggio (compiuto e «maturo») e le storie con cui deve confrontarsi, queste sì ancora schematiche e «rozze». Ed è questo il nuovo passo che ci si aspetta dallo Zalone a venire, capace cioè di mettere a punto sceneggiature all'altezza delle sue ambizioni.

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera

    Secondo una teoria molto diffusa nel cinema non solo americano, ogni sceneggiatura segue più o meno fedelmente lo schema del 'viaggio dell'eroe'. All'inizio l'eroe vive in un mondo ordinario dominato da un equilibrio (o squilibrio) immutabile. Poi riceve la 'chiamata', un evento che lo fa uscire dal bozzolo e tentare l'avventura. Avventura che sulle prime rifiuta per poi accettarla grazie all'incontro con un mèntore, affrontando prove (luoghi, personaggi, ambienti) sempre più difficili in nome di una Grande Ricompensa. Ma cosa succede se l'eroe/antieroe ha la faccia di gomma e i tempi da urlo di Checco Zalone, il miglior comico del cinema italiano perché quello con l'orecchio più sensibile, oltre che l'unico capace di fare un vero gioco di squadra (premio a chi trova una faccia sbagliata, anche tra le ultime comparse in fondo all'inquadratura)? Succede che in 86 minuti secchi, misura aurea, Luca Medici/Checco Zalone e Gennaro Nunziante (che la forza continui a essere con voi) smontano e rimontano mille volte, come al pit stop, tutti i trucchi e i vizi, le bassezze e le ipocrisie, i timori e i pregiudizi, le abitudini e le omertà di cui si nutre la nostra pavida, pigra, arretrata natura italica. Fino a farci ridere a crepapelle e insieme vergognare di noi stessi come non capitava da un pezzo. Per giunta limitando al massimo quei colpi bassi e sempre troppo facili che sono le battute su emorroidi e genitali (degli orsi, in questo caso). (...) trionfo di una comicità farsesca in cui le tappe del racconto sono solo palcoscenici offerti al mattatore e i comprimari, peraltro efficacissimi (il senatore Lino Banfi, il ministro Ninni Bruschetta), sono pure maschere (i Genitori, la Fidanzata, il Collega, etc.). Ma se lo schema del racconto non è certo una novità, la cura dell'invenzione, e dell'esecuzione, sono davvero fuori dal comune. È questo a fare la differenza (malgrado il lieve calo 'buonista' in sottofinale), oltre alla bravura oggi inarrivabile di Checco Zalone.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero



promo

Checco è un ragazzo che ha realizzato tutti i sogni della sua vita. Con questa meravigliosa leggerezza Checco affronta una vita che fa invidia a tutti. Un giorno però tutto cambia ed è messo di fronte a una scelta difficile… Zalone, coautore con il regista Gennaro Nunziante, ha realizzato con il consueto gusto del paradosso una specie di inno comico, ma qua e là anche graffiante alle meraviglie perdute del 'posto fisso'. La sua è una comicità fulminante, trasversale, eterogenea. Basta una battuta per rappresentare un pezzo di Italia...

 

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2016