Reinette e Mirabelle (Reinette et Mirabelle)
Eric Rohmer - Francia 1987 - 1h 35'


  Non si tratta certo di sostenere che Rohmer si è fatto sibillino, rinnegando un passato di ‘limpidezza’ velata solo da qualche striatura di sottile ironia; no, il Maestro rimane fedele a se stesso, al suo cinema ad alta precisione (è necessario ricordare le geometrie narrative, le trame perfette, l’importanza da sempre assegnata all’espressi vità dell’immagine finemente depurata di ogni orpello accessorio e il suo superbo fondersi con la parola che preziosamente trasforma la chiacchiera in conte philosophe?), fedele alla sua sintassi cinematografica, alla «moralità» della sua visione del mondo. E tuttavia Reinette et Mirabelle, proprio mentre testimonia questa coerenza d’autore, rivela un approccio al medium filmico che ha la valenza di un «a fondo» all’interno della sua ricerca. Rohmer ci aveva messo sulla buona strada: «Le Commedie e Proverbi sono dei giochi per divertirsi, ci si diverte facendoli»; e Reinette et Mirabelle, commedia senza proverbio, orfana delle fiammeggianti epigrafi didascaliche e disarmanti, altro non è che lo straordinario svelamento di quel la affermazione. (La verità così a portata di mano stava per sfuggirci). E il giocattolo che Rohmer si è regalato per giocare al «suo» cinema; per ripercorrerne i topoi - la vacanza, la messa in scena delle differenze, le peregrinazioni urbane, gli incroci di percorsi e destini, l’universo femminile, ad esempio - riassaporarne il gusto dolceamaro delle origini, riproporne modelli, atmosfere, ripensarne le scelte tematiche. Col gusto infantile del divertimento e un rinnovato piacere di fare cinema; sperduto in una dimensione ludica che si fa processo creativo e il cui esito è magicamente conturbante, sicuramente indicibile. Il trucco è svelato: la purezza misteriosa di Reinette et Mirabelle è pari all’incanto dell’arte che gioca con se stessa.
Film di conversazione - dove le querelles non sono né alte né impegnate - se
Reinette et Mirabelle risplende nell’immagine, trova nella parola l’altro suo punto di forza. Non è una novità, nei film di Rohmer si parla molto, ai tavolini dei bar (e qui si rende omaggio), su poltrone e divani casalinghi. La parola però non è mai verbosità superflua o accessorio di rincalzo…

Marzia Milanesi - Cineforum

cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2010