Il responsabile delle risorse umane (The Human Resources Manager)
Eran Riklis - Israele/Germania/Francia 2010 - 1h 49'

Premio del pubblico al Festival di LOCARNO

   Candidato israeliano agli Oscar, vincitore del premio del pubblico a Locarno, un racconto picaresco a valenze dichiaratamente simboliche che Eran Riklis (Il giardino dei limoni) ha tratto dalle pagine di Abraham Yeoshua. Il capo del personale del più grande panificio di Gerusalemme è accusato dalla stampa locale d'indifferenza verso la morte di una dipendente, avvenuta in un attentato. Per restaurare l'immagine dell'azienda, l'uomo intraprende uno strano viaggio fino al paese d'origine della vittima, in Romania. Una storia tragicomica di rigenerazione morale, in uno stile che - a tratti - ricorda il cinema di Kusturica.

Roberto Nepoti - La Repubblica

   ...Tra sorrisi a denti stretti, emozioni trattenute da una regia sempre geometrica, ma a tratti picaresca (la bara nascosta in un bunker militare e poi trasportata su carro armato), il film si trasforma in un viaggio alla ricerca dell'umanità perduta del manager e della vita dell'oscura impiegata cancellata dal caso violento. La scommessa di Riklis è non rendere tutto esplicito, ma suggerire piuttosto un senso continuo di inadeguatezza e oscurità: la tensione ideale che ne deriva riscatta in parte il film dal sospetto di prevedibilità.

Piera Detassis -  Panorama

   Grande libro, film a metà. Tratto dal romanzo di Yehoshua (Einaudi), Il responsabile delle risorse umane ci ricorda i rischi nascosti in ogni adattamento. La prima parte, quella in cui scatta il meccanismo che fa cadere il mondo addosso al protagonista, è un incanto, forte ma allusiva, un intarsio perfetto di luci e ombre sullo sfondo della Gerusalemme sconvolta dagli attentati suicidi. La seconda cede un poco al pittoresco e Eran Riklis (il regista di La sposa siriana e Il giardino di limoni) si fa prendere dalla voglia di dire tutto, mostrare tutto, senza lasciar nulla alla nostra immaginazione.
Certo, un incipit così potente è un problema. C'è un mistero (il cadavere dilaniato di una donna senza documenti che giace all'obitorio senza che nessuno lo rivendichi per una settimana). C'è una colpa, minuscola e cosmica, metafora di Israele e dei suoi affanni (brutto segno se nemmeno i datori di lavoro hanno notato l'assenza di quella lavoratrice immigrata). E un pugno di personaggi disegnati con delicatezza e maestria: il protagonista, l'eccentrica console di Israele che lo accoglie nella gelida Romania, i familiari sgomenti della povera defunta. Ma peripezie, impedimenti, incontri on the road, sono troppo "telefonati" per emozionare davvero. E la progressiva pacificazione - con se stesso e col mondo - che si impadronisce del protagonista (grande Mark Ivanir) cala come dall'alto. Come succede a volte ai film troppo scritti. Anche se sono scritti benissimo.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero


promo

Il responsabile delle risorse umane della più grande azienda dolciaria di Israele viene messo al centro di uno scandalo giornalistico, accusato di essersi totalmente disinteressato delle sorti di una sua dipendente, rimasta uccisa in un attentato terroristico. Poiché nessuno sembra reclamare il cadavere sarà lui ad avventurarsi in un lungo viaggio per una sepoltura nel paese della Russia da dove la donna proveniva. Un pugno di personaggi disegnati con delicatezza e maestria; peripezie, impedimenti, incontri on the road... La scommessa di Riklis (Il giardino di limoni) è di non rendere tutto esplicito, ma suggerire piuttosto un senso continuo di inadeguatezza e oscurità: la tensione ideale che ne deriva costruisce sullo schermo una storia tragicomica di rigenerazione morale, sommessa e simbolica.

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LUX - dicembre 2010

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