La settima stanza (La septième demeure )
di Marta Meszaros - Italia/Ungheria/Francia 1995 - 1h 50'

 

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

Questa parabola esemplare, costruita su un'esistenza autentica particolarmente congeniale alla poetica di Marta Meszaros, merita parecchia attenzione e molto rispetto. E' la storia di Edith Stein, filosofa ebrea (fu allieva e assistente di Husserl) convertita al cattolicesimo, che si fece suora carmelitana col nome di Teresa Benedetta della Croce, subì le violenze naziste e finì il suo viaggio terreno ad Auschwitz. Nel 1987 venne beatificata da papa Wojtyla.
Il titolo La settima stanza, che fa riferimento alla parabola di Santa Teresa di Avila, indica contemporaneamente il luogo del martirio di Edith (la camera a gas del lager) e lo stato della beatitudine e della coscienza, punto di arrivo ambito di una donna che riuscì a coniugare la forza dell'intelligenza con quella della fede. L'arco drammaturgico copre una decina d'anni, dal 1933 al 1942, e il film della Meszaros ha l'andamento scrupoloso di una biografia ma nulla a che fare con l'agiografia del "santino". I tratti didascalici sono riscattati da una sobrietà di fondo, che si apre a momenti di particolare intensità drammaturgica e non trascura neppure l'elemento psicologico [...] Così è molto bella la narrazione del noviziato della futura suor Teresa Benedetta presso le carmelitane di Colonia; ed è struggente la parte finale sul convoglio della morte in viaggio per Auschwitz, prima del ritorno alla sobrietà dell'epilogo in cui Edith cammina verso la "settima stanza". Perfetta la fotografia di Piotr Sobocinki, mentre la colonna musicale di Moni Ovadia aggiunge suggestione senza fare concessione all'enfasi. Ne risulta un film alto e meditativo a dispetto delle imperfezioni. Con una cosa, però, praticamente perfetta: l'adesione alla parte della protagonista Maria Morgenstern, bellezza austera al servizio di un grande talento.