Shanghai Dreams
Wang Xiaoshuai - Cina 2005 - 2h


Premio della GIURIA

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Premio della Giuria a Cannes, un film sullo sfondo di un pezzo mal conosciuto della recente storia cinese. La diciannovenne Qing Hong è nata e vive nella provincia di Guizhou, regione povera della Cina dove, negli anni 60, il governo aveva decentrato le fabbriche per costituire una “terza linea di difesa” in caso di guerra con l’Unione Sovietica. Ora i suoi genitori, ex-rivoluzionari delusi, sognano il ritorno a Shanghai. Il che, per la fanciulla, significa rinunciare ai luoghi dell’infanzia e agli amici con cui è cresciuta; ad aggiungere sofferenza agli addii, si somma la rottura sentimentale obbligata col suo primo amore, che non piace a papà.
Se il film precedente del cineast
a,
Le biciclette di Pechino, era post-neo realista, questo rientra nella tradizione del melodramma per il continuo “crescendo” con cui articola gli eventi. Wang Xiaoshuai possiede in abbondanza il talento della narrazione filmica, come dimostra l’abilità nello sfruttare i “tagli” temporali e il fuori-campo per far crescere la tensione e la partecipazione emotiva dello spettatore. La fotografia è bella e le luci, particolarmente curate, immergono i personaggi in un’indefinibile atmosfera di malinconia. Non ultimo merito, il regista dirige gli attori con sobrietà, rendendo credibili e coinvolgenti i personaggi. A partire da Gao Yuanvauan, che a casa sua è una modella di successo ma, nella parte dell’infelice eroina, non era per niente un prodotto della globalizzazione.

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

     Con il cinema, attraverso il cinema, stiamo imparando a conoscere (chissà con quale esattezza o con quante alterazioni), la storia antica (L’imperatore e l’assassino) e moderna (L’ ultimo imperatore, Il re dei fanciulli) della Cina. Shanghai Dreams di Wang Xiaoshuai ha come sfondo un esilio, una migrazione coatta meno nota di altre: a metà degli Anni Sessanta, temendo uno scontro con l’Unione Sovietica, il governo cinese trasferì alcune fabbriche in lontane province dell’interno. Intere famiglie furono costrette ad abbandonare le grandi città industriali: anche quella dei regista (già autore de Le biciclette di Pechino) che da Shanghai venne costretta a trasferirsi nella provincia di Guizou.
Vent’anni dopo è collocato il conflitto di generazioni e di sessi del film. Il padre di una famiglia vuol tornare a Shangai, nella speranza di una vita migliore per i figli, in particolare per il figlio maschio; la figlia diciannovenne non vuole partire dal luogo dove è cresciuta, ha i suoi amici, ha incontrato l’amore e sognato la libertà. È il primo scontro grave tra padre e figlia, il primo-rifiuto di lei a una mentalità rigida che non intende tener conto della personalità altrui ma tende piuttosto ad annullarla, la prima opposizione, del resto assolutamente vana, alla tradizione resistente che vede le figlie femmine come un ingombro superfluo rispetto alla importanza dei figli maschi. La condizione famigliare e sociale della donna in Cina non pare cambiata durante vent'anni.
Benché rispecchi un conflitto, il film, premiato al festival di Cannes, è raffinato ed elegante, d’una tenera malinconia, capace di far cogliere le sfumature più delicate e intense della solitudine delusa.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2005

PRIMA VISIONE

promo

PREMIO DELLA GIURIA A CANNES, un film sullo sfondo di un pezzo mal conosciuto della recente storia cinese. Una famiglia, emigrata nella provincia, vuole ritornare a Shanghai; o meglio lo vogliono il padre e il figlio maschio, mentre la figlia diciannovenne non vuole partire dal luogo dove è cresciuta, ha incontrato l’amore e sognato la libertà: un conflitto classico, una tenera atmosfera di malinconia, la raffinata messa in scena di un melodramma di forte emozione...