Silent Souls (Ovsyanki)
Aleksei Federcenko - Russia 2010 - 1h 15'

Venezia 67 - concorso

    Silent Souls, del russo Aleksei Federcenko, riesce nell'intento di coniugare dimensione narrativa e sguardo antropologico, accuratezza etnografica e eleganza formale. Ben lo testimoniano i premi ricevuti a Venezia 2010, il Mouse d'Oro della critica on line per il miglior film in concorso e l'Osella per la fotografia a Mikhail Krichman.
Il film racconta il viaggio di due uomini verso un rito funebre. I due appartengono al popolo dei Merya, un'antica etnia del ceppo ungro-finnico, stanziatasi da secoli in territorio russo, conservando propri valori e propri riti. Quando l'amata moglie muore, Miron chiede dunque aiuto ad Aist, cultore di queste morenti tradizioni all'interno della comunità, perché il rito sia celebrato in modo degno: il corpo della defunta va accompagnato nel suo ultimo viaggio verso il luogo scelto per la cremazione. In questo percorso chi l'ha amata riporta alla mente e racconta a chi gli è accanto, senza pudori, i particolari più intimi del legame erotico vissuto con lei.

Viaggiano in auto con i due uomini due uccellini in una gabbietta, due zigoli: non belli, non canterini, apparentemente insignificanti. Essi, come i protagonisti della vicenda, così opachi in superficie, possono rivelare qualcosa di inaspettato...
Sviluppando il racconto il regista ci avvicina alla cultura del popolo merya non solo mostrando i riti più importanti per la comunità (il matrimonio, il funerale), ma soprattutto facendoci avvertire una diversa concezione del corpo e dell'incontro dei corpi. Peculiare è soprattutto la relazione con gli elementi della natura, in particolare con l'acqua, centrale in questa cultura e nel film, attraverso immagini sapientemente costruite, a cui il montaggio dà spazio e respiro. Non si tratta però di un poetico documentario. La narrazione restituisce ambiguità alla realtà rappresentata. Mentre il marito rievoca la passione assoluta che lo legava alla moglie e al suo corpo, il suo compagno di viaggio, apparentemente lì perché depositario delle tradizioni antiche, svela pian piano il legame segreto che  legava lui stesso alla donna, e di cui forse il marito non era all'oscuro. Il viaggio si carica allora di una complicità sottile, che fa sì che le immagini, elegantemente costruite, vivano di una tensione sotterranea, come sospese nell'attesa di uno scioglimento finale...

Licia Miolo - MCmagazine 29 - ottobre 2010

promo

Cinema di poesia e cinema antropologico-culturale si fondono nel viaggio di Miron e dell'amico Aist, che accompagna il vedovo a rendere l'estremo addio alla moglie Tanya secondo il rito atavico dell'etnia Merja, sciolta da secoli ma le cui tradizioni permangono nella modernità. Fanno parte della compagnia due uccellini in una gabbietta (due zigoli, come recita il titolo originale): non belli, non canterini, apparentemente insignificanti. Ma che, come i protagonisti della vicenda, così opachi in superficie, possono rivelare qualcosa di inaspettato... Malinconico ed evocativo fin dalla voce 'over' che accompagna il viaggio, Silent Souls è pieno di fede nel valore terapeutico dei ricordi e nel sentimento dell'amore, un film sospeso e profondo, un canto d'addio magico e meravigliosamente fotografato. Un po' fuori del tempo, magari, ma un piccolo regalo per il pubblico delle anime silenziose.


film del week-end precedente TORRESINO - giugno 2012