Il silenzio dopo lo sparo (Die Stille nach dem Schuss)
Volker Schlondorff - Germania 1999 - 1 43'


Berlino 2000 -Orso d'argento 
ex aeguo a Bibiana Beglau e Nadja Uhl

da  Film Tv (Fabrizio Liberti)

   Volker Schlondorff dopo alcuni anni di riflessione torna sui corpi e sui luoghi del terrorismo tedesco, tracciando il percorso della diaspora di una terrorista dal suo arrivo in città per partecipare alla lotta armata, sino al tragico epilogo post crollo del muro. Il regista non si assegna il ruolo di giudice, ma attraverso una storia vera romanzata mostra lo sbriciolamento di un'utopia rosso sangue e le profonde contraddizioni di coloro che contribuirono a crearla. Il sapore che resta nello spettatore è quello amaro di scoprire che tutto ciò che rimane di quelle vicende è un cumulo di vite buttate nella spazzatura; innanzitutto quelle delle vittime del terrorismo e poi anche quelle dei carnefici, vite allo sbando sfruttate dai servizi segreti di mezzo mondo e in fondo intrise anche loro di quella morale borghese e imperialista contro cui credevano di lottare. È un film intenso e disarmante, con il colore plumbeo di quegli anni e che disegna un desolante ritratto della vita all'Est dove il sospetto e il tradimento erano il pane quotidiano di una vita grigia in cui il massimo divertimento era una gita fuori porta con una Trabant...

 

da  La Repubblica (Roberto Nepoti)

      Il cinema tedesco non si è ancora riconciliato con gli anni di piombo. All'ultima Berlinale ha presentato in concorso Baader; due anni fa, sempre a Berlino, fu la volta del Silenzio dopo lo sparo, che alla vicenda Baader Meinhof è largamente ispirato. Il film comincia con un colpo in banca, messo a segno all'inizio degli anni Settanta da un gruppo di terroristi. Tra loro Andi e la giovanissima Rita Voight (Bibiana Beglau), innamorata di Andi quanto delle sue idee rivoluzionarie. Il seguito del film, però, più che sulle imprese terroristiche è incentrato sulla doppia vita di Rita e di alcuni dei suoi compagni, poi su quella della sola Rita. Riparata nella Germania orientale, la giovane deve ricostruirsi una storia personale (una "legenda", si diceva in gergo) sotto falsa identità: quella dell'operaia Susanne. Nel compito la aiuta Hull, agente dei servizi segreti di Berlino Est. Rita si trova bene nei panni della lavoratrice proletaria, al contrario della sua nuova amica Tatiana (Nadja Uhl), che vorrebbe andarsene all'Ovest. Quando il suo vero nome viene scoperto e la sua immagine è trasmessa dalla televisione della Germania Occidentale Rita, sempre con l'aiuto dell'agente segreto, si vede costretta a sparire e a cambiare ancora una volta pelle. Sotto il nome di Sabine conosce un giovane, che vorrebbe sposarla; ma anche la nuova maschera è destinata a cadere. Dopo il crollo del Muro, la exterrorista si ritrova sola e braccata nel Paese ormai unificato, mentre i compagni di un tempo vengono arrestati uno dopo l'altro. Ormai, i servizi segreti che la proteggevano non hanno più alcun interesse per lei. Notissimo esponente del nuovo cinema tedesco degli anni Settanta, Volker Schlöndorff (suoi Il caso Katharina Blum e Il tamburo di latta) non ha perduto la voglia di fare cinema politico, genere ormai in disuso quasi ovunque. Girato col realismo di un reportage, bene interpretato (le due attrici principali sono state premiate con l'Orso d'argento), Il silenzio dopo lo sparo è un film equilibrato e sincero, pervaso da un senso di tristezza per il destino di giovani partiti con le migliori intenzioni, ma travolti dagli eventi. Rita e gli altri non sono né i buoni né i cattivi della storia: sono piuttosto degli spiriti idealisti, dei giovani pieni d'illusioni che, senza rendersene conto, finiscono per mettere le proprie vite in balia di calcoli e di equilibri politici molto più grandi di loro.

cinema invisibile-E20 TORRESINO ottobre-dicembre 2002