Commedia dolce-amara, Soul Kitchen si può definire un ‘Heimat film’ per usare una terminologia cara al cinema tedesco. Casa non tanto come patria, come identità nazionale – temi perlopiù cari al regista, tedesco di nascita e turco d’origine, per cui la questione dell’immigrazione e dell’integrazione rimangono al centro di pellicole precedenti quali La sposa turca (2004) o Ai confini del paradiso (2007) - piuttosto casa intesa come luogo dello stare bene: condizione mentale più che geografica.
Ispirato alla vera storia di Adam Bousdoukos, co-sceneggiatore e attore protagonista nella parte di Zinos Kazantsakis, proprietario del ristorante Soul Kitchen, il film è ambientato nel quartiere Wilhelmsburg di Amburgo dove, in un vecchio magazzino, accanto all’officina di un costruttore di barche, si trova il rinomato locale di Zinos. Tanto amato dagli habitué della periferia per la sua ‘tradizionale’ cucina di surgelati e cibi in scatola, il locale si trasforma non appena nelle mani del nuovo chef, Shayn Weiss (Birol Ünel), licenziato da un ristorante di alta cucina dopo essersi rifiutato di servire un gazpacho caldo. E la metamorfosi della cucina, aborrito il consolidato junk food, non può che portare scompiglio tra la rozza clientela. Nonostante l’impedimento fisico per un’ernia al disco, la partenza della fidanzata, Nadine Krüger (Pheline Roggan) per Shanghai, la confisca dell’impianto stereo, la minaccia di chiusura del locale a causa della scarsa igiene, le pretese avanzate dal fratello uscito di prigione e in libertà vigilata e le pressioni di un agente immobiliare, Zinos non rinuncia a lottare per riconquistare la sua clientela. E questo avviene grazie all’apertura di una scuola di ballo proprio accanto al suo locale: una nuova musica e un nuovo gusto portano il Soul Kitchen a conquistarsi fama in città.

Inno d’amore alla propria città sempre più soggetta alla scomparsa dei luoghi cari al regista – e proprio il quartiere Wilhelmsburg è attualmente al centro del piano di sviluppo urbanistico - Soul Kitchen è un tributo alla musica e, come suggerisce il titolo stesso, il soul è il cuore della colonna sonora. Dal funky all’R&B, dall'hip-hop alla musica rock, dai suoni elettronici alle melodie del rebetiko greco, il ritmo del colonna sonora gioca a determinare il ritmo dell’impianto narrativo. «Volevamo anche che la macchina da presa fosse musicale: sul set ascoltavamo sempre le canzoni della colonna sonora, in modo da sentire l’atmosfera giusta per i movimenti di macchina e da sperimentare con essa», racconta Akim. “La musica è il cibo dell’anima”, grida Zinos quando si vede confiscare lo stereo. Musica e cibo allora il binomio su cui si incardina la sceneggiatura, una sceneggiatura ben scritta, ricca di dettagli, che ammicca al pubblico e, senza cadere nella battuta facile, lo incalza e diverte. Stuzzicato da Afrodita di Isabelle Allende, Akin studia attorno alla cucina, o meglio alla tradizione culinaria, il principale motore dell’azione.

Banale dire che il cibo è simbolo di aggregazione e comunione, eppure in Soul Kitchen tale simbologia acquista un respiro nuovo, originale, e ben più profondo nella misura in cui essa viene declinata all’interno di una questione et(n)ica sentita dal regista come la necessità di costruire un film che sappia portare il ricordo dei posti del suo passato, del passato della sua città. .

Erica Buzzo - MCmagazine 27 (ottobre 2009)

promo

Zinos è il proprietario di origine greca di un ristorante di Amburgo che sta attraversando un periodo di notevoli difficoltà: la sua fidanzata Nadine si è trasferita a Shanghai e ai suoi clienti il nuovo chef che ha assunto non va affatto a genio, tanto che hanno deciso in massa di boicottare il locale... Fatih Akin, regista de La sposa turca, si cimenta nella commedia, il cui menu prevede finezze estetiche e risate grasse, cura dei dettagli e battutacce, tripli sensi e sciabolate politicamente ed etnicamente scorrette. Un furba miscela d'essai e piacevole spettacolo.

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2010