La sposa bambina (Ana Nojoom bent alasherah wamotalagah)
Khadija Al-Salami - Francia/Yemen/Emirati Arabi  2015 - 1h 39'



 

     Bisogna molto insistere con se stessi per convincersi che tutto ciò che vediamo attoniti e increduli nella Sposa bambina (...) è storia vera non fiction... La cosa davvero speciale di questo «documentario» che allaccia subito la corrente civile e non la spegne più, è che sia la regista sia la stessa vittima, Nojoom Ali (...), sono state travolte da questo destino. Il film parte con una storica ribellione (...) e lo risolve in un'ultima sequenza quasi brechtiana che insegna come migliaia di bimbe, schiave analfabete, muoiano per sevi zie, emorragie, parti precoci. Miracolo del film è che il raddoppio biografico della sofferenza non sbiadisce alle prese con la ricostruzione ma mantiene (anche per la forza espressiva della giovane attrice) la sua carica feroce di violenza e di ignoranza. Di base, l'interpretazione religiosa che, fraintendendo Maometto, diventa causa della rivolta esibita dall'autrice; che conosce bene l'arte di stupire, coinvolgere, commuovere, denunciare: in quest'ordine.

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

  ...Primo film diretto da una donna yemenita, la documentarista Khadija al-Salami, costato 80 mila dollari, girato clandestinamente nello Yemen («Un incubo!») con una troupe egiziana non esistendone una locale (...). Ci sono due ragioni per vederlo: il meraviglioso infinito, vuoto, e attualmente irraggiungibile paesaggio rupestre, e la bambina Nijood, una piccolina avvolta nei veli neri, i lucenti occhi scuri, il chiaro viso aggrottato nel dolore e nella cocciuta e coraggiosa decisione di riprendersi la vita, la bambola rosa che canta, i giochi con gli altri bambini. (...) L'incantevole bambina del film è nipote del regista. L'assurdità è che la sua deliziosa voce, le voci di quei pastori di un altro mondo per noi incomprensibile siano stati doppiati, togliendo loro verità e realtà.

Natalia Aspesi - La Repubblica



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Nello Yemen, dove non sono previsti limiti di età per poter contrarre matrimonio, una bambina di 10 anni di nome Nojoom è costretta a sposare un uomo di 30 anni. La dote derivante dal matrimonio fornisce alla famiglia della bambina la possibilità di ricevere una piccola entrata economica e l'opportunità di liberarsi di una bocca in più da sfamare. Per tutti si tratta di un accordo legittimo e soddisfacente: per tutti tranne che per Nojoom che vedrà presto la sua vita volgere al peggio. La battaglia di Nojoom è una battaglia per la libertà per le donne del suo paese, un esempio contro la violazione dei diritti umani e il simbolo della lotta contro le pratiche arcaiche considerate ancora oggi legali nello Yemen e in molti altri paesi. E il raddoppio biografico della sofferenza (sia la regista sia la stessa vittima, Nojoom Ali sono state travolte da questo destino) non sbiadisce alle prese con la ricostruzione ma mantiene la sua carica espressiva, capace di stupire, coinvolgere, commuovere, denunciare.

 

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2016