Stand By Me - Ricordo di un'estate
Rob Reiner
- USA 1986 - 1h 36'




     Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… - I Veri adolescenti, ritratti con occhio autobiografico-nostalgico, quelli che, di diritto, aprono questo excursus: escono dai ricordi di Gordie, adulto romanziere - io narrante (Richard Dreyfuss), dalla penna di Stephen King (autore del racconto ripreso in sceneggiatura da Raynold Gideon e Bruce A. Evans), vivono sullo schermo, coi modi sfacciati di un’infanzia ormai al capolinea. Gorbie, Chris, Teddy e Vern, i quattro dodicenni protagonisti di Stand By Me – Ricordo di un’estate (Rob Reiner – USA, 1987), si incamminano, zaini in spalla, tra le campagne e i boschi incontaminati dell’Oregon (è il 1959); la meta è (forse) il cadavere di un coetaneo travolto da un treno, ma l’avventura comprende il battere sul tempo un altro gruppo di ragazzi, il distaccarsi dalla problematicità familiare (in primis i rapporti col padre), il confrontarsi con le proprie, imberbi paure. L’esibizione virile non può andare oltre l’aggressività del linguaggio, la forza dell’immaginazione delinea ingenue prove di eroismo, l’ignoto è dietro l’ansa di un fiume… Dopo quell’estate, dopo il primo faccia a faccia con la caducità di una giovinezza mitizzata come spensierata ed eterna, il domani (pur se incanalato nella mediocrità della vita di provincia) non potrà più essere lo stesso. L’esperienza adolescenziale di Stand By Me è vissuta in gruppo, si confronta con l’estraneità del cadavere di uno sconosciuto; il trauma si stempera nell’eroismo dell’amicizia… Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… - III

ezio leoni - Se Caronte è un gigantesco coniglio bianco… [IL VIAGGIO DELL'EROE - edizioni Falsopiano]

     "Non avevo ancora tredici anni la prima volta che vidi un essere umano morto. Era l’estate del '59. Molto tempo fa... ma solo se misuriamo il tempo in anni". Con queste parole si apre Stand By Me, terzo film di Rob e piccola sorpresa di fine stagione per almeno tre ragioni. Perché racconta uno di quei "riti di passaggio" ricorrenti nel cinema e nella letteratura Usa (da Salinger al Laureato e a Fandango) ma concentrandosi su un gruppo di protagonisti decisamente più giovani del solito ed evitando la classica contrapposizione fra vicende private e drammi sociali. Perché nonostante l’età dei suoi personaggi e il puntuale rispetto di tutto ciò che si definisce "confezione". non ha nulla a che spartire con l'allegria obbligatoria di tanto cinema per minorenni ("andare alla ricerca di un cadavere non è una cosa tanto divertente" dice uno dei personaggi). E perché è forse il primo film apertamente intimistico tratto da un racconto (peraltro atipico) di Stephen King.
Confinato in apertura e in chiusura l'io narrante (Richard Dreyfuss) è appunto uno scrittore, che a distanza di anni rievoca le due giornate più decisive della sua esistenza. Siamo in un paesino dell'Oregon dunque, nel '59. Gordie il futuro scrittore (Wil Wheaton) e i suoi tre amici hanno tutti dodici-tredici anni e, anchc se non sempre lo sanno, diversi problemi da superare. Vern (Jerry O'Connell), quello che sente parlare del cadavere riverso da qualche parte nel bosco lungo la ferrovia, e un vigliacco congenito e grassottello. Teddy (Corey Feldman) è afflitto da un paio di occhialoni, da un padre squilibrato e collerico nonchè da una tendenza assai sintomatica a mettersi continuamente e pericolosamente alla prova. Chris (River Phoenix), il più maturo del gruppo, e anche il più povero e per colpa di un fratello poco di buono gode di una cattiva reputazione in paese. Mentre Gordie, sensibile e già portato alla difficile arte del racconto, soffre del confronto con un fratello maggiore morto pochi mesi prima e mitizzato dai genitori. I due giorni trascorsi nel bosco alla ricerca del cadavere non avranno però lo stesso effetto sui quattro amici…
Una volta tanto gli anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta sono descritti come realmente erano, cioè, tutt'altro che "favolosi", come vorrebbero il Coppola di
Peggy Sue si è sposata e tanti altri che hanno appunto "favoleggiato" su quel periodo (tranne Lynch che in Velluto blu ha costruito su quel periodo una "favola nera"). E gli anni del trapasso dalla infanzia all'adolescenza non vi sono evocati come anni di sogno, secondo le convenzioni: attento a ogni minima sfumatura dei suoi giovani e già sensibilissimi interpreti, capace di trascorrere dal drammatico al comico in una stessa scena con inconsueta finezza, Stand By Me ci ricorda che dietro ogni età c’è un mondo da portare alla luce.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero


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cineforum
2008