State of Play
Kevin Macdonald
–  USA 2009 - 2h 05'

  Dei personaggi come Cal McAffrey, il reporter-detective dal capello lungo e taglia large che sfida la morte per la verità, sono pieni il cinema e i libri. Bogart, ma anche nel Sudario non ha tasche di Horace McCoy c' è il giornalista che denuncia la corruzione. E nel thriller appassionato di Kevin Macdonald la morte della ragazza nel metrò (perché un assassinio?) mette in moto un meccanismo di indagini che dal membro del congresso si spostano al gruppo di mercenari che assumono il controllo militare Usa. Giocato su molte e amare sorprese incastrate nell' armonia del cinema che alla fine risolve i casi della vita, il film è ottimo esempio di thriller politico attuale e fila via veloce come un treno nel gioco psicosomatico di Russell Crowe e Ben Affleck, cui s'aggiunge la giovane blogger e la moglie per due.

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

  Dietro a State of Play, basato su una miniserie in sei puntate che la Bbc mandò in onda nel 2003 con grande successo, c'è un copione firmato da un trio di assi, ovvero Matthew Michael Carnaham (Leoni per agnelli), Tony Gilroy (Michael Clayton) Billy Ray (Breach - L'infiltrato). Per cui tremano i polsi a scrivere che il problema in questo thriller di taglio classico ad alta tenuta di tensione attiene proprio alla sceneggiatura. La quale è impeccabile fino al finale, che contiene una sorpresa, questo sì, ma è la sorpresa (narrativamente) sbagliata.
Per tutto il film abbiamo seguito le imprese di Russell Crowe, cronista d'assalto del Washington Globe, che aiutando a uscire dai guai il suo amico Ben Affleck, politico emergente, ha fiutato un intrallazzo fra il ministero della Difesa e una società che offre servizi bellici, tipo eserciti di mercenari e altro. Ci sarebbe già di che appassionarsi - in Usa il tema della privatizzazione della sicurezza è al centro del dibattito - ma il film provvede a mettere sul piatto un secondo argomento altrettanto attuale, quello della competizione fra carta stampata e giornalismo on line, affiancando a Crowe la graziosa Rachel McAdams, blogger dotata di poca esperienza e molta ambizione. Lui brusco, sdrucito, arruffato, instancabile, lei per benino, un tantino saccente ma piena di determinazione formano una coppia riuscita e convincente.
E viene dato il giusto rilievo al fatto che il contrasto non riguarda tanto il mezzo, quanto la concezione. Alla giovane collega che prende le notizie da Internet ed è pronta a tuffarsi sul gossip scandalistico senza vagliare la fonte, Russell insegna a saper attendere, a sporcarsi le mani sul campo, a cercare la verità sotto la superficie della falsa informazione (insomma quello che nessuno fa più). Nel personaggio su misura per lui Crowe è straordinario, sembra un Marlowe della stampa, ha quella stessa connotazione di antieroe cinico e romantico. Il resto del cast funziona a meraviglia, da Affleck alla moglie tradita (nonché ex amante di Russell) Robin Wright Penn, dal direttore Helen Mirren alla Mc Adams; e la regia di Kevin MacDonald è sempre vigile. Peccato quel finale che porta fuori pista...

Alessandra Levantesi - La Stampa

promo

Girano le rotative nella notte; l'inchiesta contro i delitti dei potenti sarà pubblicata in prima pagina; già lo diceva il duro Bogart, «È la stampa bellezza». Il sogno da giornalisti coraggiosi resiste... Giocato su molte e amare sorprese incastrate nell'armonia del cinema che alla fine risolve i casi della vita, il thriller politico, ambientato fra le trappole di Washington, fila via veloce: intricato e avvincente. E Crowe è straordinario.

film del week-end precedente TORRESINO - maggio 2009
film successivo presente sul sito