Il treno per il Darjeeling (The Darjeeling Limited)
Wes Anderson - USA 2007 - 1h 31'

Venezia 64° - Concorso


     In un'affollata città indiana, nei pressi di una stazione, scende frettolosamente da un taxi un uomo di mezza età (Bill Murray) e si mette all'inseguimento di un treno in partenza. Durante la corsa viene accostato e poi superato da un giovane (Adrien Brody) con delle vistose valigie, che lo supera e con un balzo riesce a salire sul treno, lasciando l'altro a terra. Sul treno egli incontrerà i due fratelli, Francis (Owen Wilson), il maggiore, con il volto coperto da bende per i postumi di un incidente e Jack (Jason Schwartzman), il più giovane, scrittore. Per i tre comincerà un viaggio, che, nelle intenzioni di Francis, che l'ha organizzato, dovrebbe servire a ritrovare il legame reciproco che avevano in precedenza e a superare il trauma della morte del padre, ma che poi, dal confronto con la variegata realtà indiana, porterà i tre lungo un processo di maturazione e superamento delle loro esistenze precedenti.
Fin dalla prima sequenza Anderson coinvolge lo spettatore in un gioco, a lui caro, di rimandi autoreferenziali. Murray, nonostante la corsa disperata, non riuscirà a salire sul treno, "fallendo" il tentativo di passare dalla nave Belafonte de
Le avventure acquatiche di Steve Zissou all'altro "veicolo dell'anima" di Anderson il Darjeeling Limited: sparirà così dal racconto (a parte una fugace ricomparsa), lasciando la scena ai tre fratelli proprio là dove si era conclusa la storia dei tre fratelli Tenenbaum e cioè alla morte del padre.
Tre sono peraltro anche gli sceneggiatori di questa brillante commedia: oltre allo stesso Anderson, Roman Coppola e Jason Schwartzman, come tre sono nella vita i fratelli Anderson e i fratelli Wilson. Ognuno ha portato le sue esperienze dentro il film. Tre sono anche, su dichiarazione dello stesso regista, gli interessi da cui è nata l'idea del film: i fratelli, l'India, il treno.
Le relazioni familiari e i rapporti parentali, da
Rashmore a I Tenenbaum a Le avventure acquatiche di Steve Zissou, occupano un posto centrale nella narrazione di Anderson, particolarmente abile nel rappresentare famiglie tanto problematiche quanto eccentriche. Questa volta il racconto si concentra sulle figure dei tre fratelli, i cui caratteri differenti risultano fortemente tipizzati grazie alla recitazione dei tre bravissimi attori, ognuno con le sue manie e i suoi tic e alla cui caratterizzazione contribuiscono in maniera determinante, tutta una serie di oggetti: occhiali, cinture, accappatoi, cappelli, bende e soprattutto valigie super griffate (sono state appositamente disegnate da Marc Jacob e realizzate da Louis Vuitton!), in funzione di correlativi oggettivi, come sempre in Anderson. È il rapporto di incontro/scontro tra i loro diversi modi di affrontare la vita che costituisce il principale motore dell'azione.
Nel corso del loro folle viaggio, prima in treno e poi a contatto diretto con la realtà indiana, i tre personaggi dovranno fare i conti non soltanto con il rapporto con la morte del padre, ma anche con il ritrovamento della madre (ancora una volta interpretata da Anjelica Huston), fuggita di casa per fare la "suora d'azione" ai piedi dell'Himalaya, donna forte e autoritaria quanto imprevedibile, della quale Francis, il maggiore, sembra aver ereditato il carattere.
Ma dovranno fare i conti anche con l'India, paese nel quale da tempo Anderson desiderava girare un film, che, con la sua realtà caotica e i suoi deserti (qui le riprese sono state effettuate prevalentemente in Rajastan), le sue atmosfere ora movimentate ora elegiache e i suoi colori accesi, funziona benissimo come cassa di risonanza dei rapporti tra i tre fratelli, diventando anch'essa personaggio, così come il treno. Treno che, con la sua tradizione cinematografica (dai Lumiére a Porter) affascinava da sempre Anderson (il lavoro precedente era invece su una nave...)
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Ed effettivamente la parte migliore di
The Darjeeling Limited è quella girata a bordo del Darjeeling Limited stesso, che Anderson ha fatto realizzare dal suo scenografo Friedberg, con l'aiuto di decoratori locali, fondendo i modelli dello stile del Rajastan e delle ferrovie indiane con una sorta di moderno Deco e adattandolo alle esigenze delle riprese. E queste, forse anche perché condizionate dalla location, privilegiano, rispetto ad una scala dei piani gerarchicamente ordinata, una rappresentazione in orizzontale, così da permettere al regista di sincronizzare perfettamente lo sviluppo dei personaggi con il suo personale uso della macchina da presa. Mentre quando i tre fratelli lasciano il treno, proseguendo il loro viaggio a piedi, il film perde in compattezza e le loro avventure risultano un po' trascinate, quasi che l'energia reciproca scaturisse proprio dalla costrizione dell'unità di luogo.
Il viaggio si concluderà circolarmente là dove è cominciato: sul treno sul quale i tre saliranno, dopo essersi però sbarazzati del fardello delle valigie e quindi più aperti all'imprevedibilità della vita.
Chi ama i film di Wes Anderson
film successivo in archivio ritroverà pregi e difetti che caratterizzano questo autore: l'eccentricità dei personaggi e delle situazioni, i colori accesi delle curatissime scenografie, la bellissima colonna sonora anni '70 (Kinks, Rolling Stones), l'ammiccamento al cinema moderno più che al postmoderno, i rimandi autoreferenziali e soprattutto la generale leggerezza con cui viene condotta la narrazione, anche se questo, pur essendo gradevolissimo e divertente, risulta forse meno compatto e meno riuscito dei precedenti.

La proiezione veneziana è stato preceduta da un corto, Hotel Chevalier, che costituisce un brevissimo prologo alla vicenda, narrando la fine della storia d'amore tra Jack (Jason Schwartzman) e la fidanzata (Natalie Portman) in un albergo parigino. Molto divertente, ma non sarà purtroppo vedibile in sala, comparirà solo nel DVD.

Cristina Menegolli - MC magazine 20  settembre 2007

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2008

promo

Se avete visto (e amato) I Tenenbaum non perdetevi Il treno per il Darjeeling se no l’avete visto non mancate ugualmente l’appuntamento. È l’occasione per (ri)scoprire la vena bizzarra e sarcastica di Wes Anderson. Sempre le dinamiche familiari al cento della vicenda: qui soni tre fratelli in viaggio, dopo la morte del padre, per raggiungere la madre, fuggita di casa per fare la "suora d'azione" ai piedi dell'Himalaya... Ma il fascino de Il treno per il Darjeeling sta anche nella suggestiva cornice che avvolge il loro viaggio. In primis la magica India, dai colori sgargianti e dalle situazioni sempre imprevedibili, e poi il treno come mezzo di trasporto ma anche come universo di astrazione dentro l’astrazione di un viaggio mistico… E, su tutto, il mondo cinematografico di Anderson: l'eccentricità dei personaggi e delle situazioni, i colori accesi delle curatissime scenografie, la bellissima colonna sonora anni '70 (Kinks, Rolling Stones), l'ammiccamento al cinema moderno più che al postmoderno, i rimandi autoreferenziali e la generale leggerezza di una narrazione piena di fresca ispirazione e di sorprese.