The Tribe (Plemya)
Myroslav Slaboshpytskiy - Ucraina 2014 - 2h 10

Grand Prix 53a Semaine de la Critique (CANNES 67)


 

    ...Lasciate perdere l'oscar The Artist, The Tribe è l'unico e il solo film muto d'epoca Millennial. Se Hazanavicius ha fatto un calco furbo e irresistibile dell'era pre-talkies hollywoodiana, l'ucraino Myroslav Slaboshpytskiy (...) esordiente alla regia di lungometraggio, fa un muto per necessità e con virtù: i protagonisti, meglio, tutti i personaggi sono sordi, dunque, il film ha solo rumori d'ambiente, mentre tutti i dialoghi sono nella lingua dei segni. Diremmo, se no n fosse politicamente scorretto, roba da matti, e non finisce qui: i 132 minuti del film si fanno intendere agevolmente - e qui non servono nemmeno i cartelli didascalici - come appunto accadeva nei muti classici e sanciscono per l'ennesima volta il primato del visivo sull'audio. Fosse un regista mediocre, il nostro Myro si sarebbe fermato qui, beandosi di una trovata cullata sin dai tempi del corto Deafness (Sordità, 2010) e strizzando l'occhio a beneficio di chi, in sala, avesse orecchi per intendere: ebbene no, la regia che privilegia campi medi, pochi movimenti di camera , per lo più, a tallonar e il nostro antieroe e il rifiuto dell'illustrazione a tutto tondo si f a notare quale una delle più interessanti , innovative e consapevoli del biennio 2014-2015. Se vi pare esagerato, accettate la sfida e leggete - giusta espressione: le immagini qui non si sentono, si leggono - il romanzo di (de)formazione di Sergey (...): le tappe dell'iniziazione ci sono tutte, dal nonnismo al bullismo, passando per scazzottate, furti e, come potrebbe mancare, il racket della prostituzione femminile. Sergey ci porta all'inferno, sporcandosi l e mani e sporcandoci gli occhi: forse a supplire la 'mancanza' di audio, le immagini si fanno esplicite, impudiche, addirittura oscene (...). E però a non sbatterci addosso la pornografia della sopraffazione è quella distanza media tra la camera e l'oggetto, anzi, il soggetto: vediamo, guardiamo, ma raramente osserviamo, questo anche per ristabilire una certa parità sensoriale tra questi sordi e il pubblico. (...) Non perdetelo.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

    L'aspetto interessante di The Tribe non è tanto che i teppisti in questione sono un gruppetto di sordomuti rappresentati fuori di ogni stereotipo sul disabile; quanto che il linguaggio dei segni tramite il quale comunicano si traduce in puro linguaggio di cinema, trasmettendo senso ed emozioni senza bisogno di parole e didascalie. Tuttavia suoni e rumori si sentono, eccome, e la consapevolezza da parte del pubblico che i protagonisti non sono in grado di percepirli crea un ulteriore, allarmante effetto di estraniazione. Sfida riuscita quella di Slaboshpytskiy: con la sua affascinante concretezza, la coreografia di segni elimina ogni tentazione di leggere in chiave di psicologismo sociale il duro romanzo di formazione di Sergey (...); e i giovani non attori sordomuti coinvolti nell'impresa sono dotati di sorprendente espressività.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa




promo

L'adolescente Sergey, sordo e muto, viene mandato in una scuola speciale dove, per essere accettato dai compagni, deve sottoporsi ai riti selvaggi messi in atto dalla "tribù", la banda che detta legge all'interno dell'istituto. Sergey viene accettato nel gruppo, ma quando si innamora di Anna, una ragazza che si prostituisce per racimolare i soldi necessari per fuggire dall'Ucraina, si troverà costretto a violare tutte le regole imposte dalla impietosa gerarchia della tribù... I teppisti sordomuti sono rappresentati fuori di ogni stereotipo sul disabile, ma la cosa straordinaria è il linguaggio dei segni tramite il quale comunicano si traduce in puro linguaggio di cinema, trasmettendo senso ed emozioni senza bisogno di parole e didascalie. Tuttavia suoni e rumori si sentono, eccome! Dopo dieci minuti di disorientamento si è trascinati dentro un film geniale, evocativo come una pellicola muta e provocatorio come classici della violenza giovane. Solo in parte stemperato da uno humour nerissimo The Tribe è un tuffo nella sofferenza che non indulge a conclusioni consolatorie. Un esordio impressionante.

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 LUX - giugno 2015

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