Trentadue piccoli film su Glenn Gould (Thirty Two Short Films About Glenn Gould)
di Francois Girard - Canada 1993 - 1h 30' [versione originale sottotitolata]

  

L'"antibiografia" Trentadue piccoli film su Glenn Gould, diretta dal canadese Francois Girard e presentato l'anno scorso al Festival di Venezia, è un'occasione unica per scoprire questa straordinaria figura di musicista entrato nel mito della musica contemporanea. Glenn Gould, nato a Toronto nel 1932 e morto nel 1982, ha lasciato nel cuore degli appassionati una suggestione profonda legata alla sua personalissima interpretazione del ruolo del musicista. Rivelatosi a soli quattordici anni come nuovo enfant-prodige della tastiera Gould si impose negli anni cinquanta come vero mostro sacro dello strumento, intenso nelle performance, scomposto nel suo posizione "ingobbita", sofferto perfezionista in ogni suo tocco. Fu proprio la ricerca di una esibizione sonora ritoccabile fino alla perfezione che lo indusse nel 1964 a ritirarsi dai concerti pubblici e a dedicarsi alle registrazioni in studio. Anche da ciò nasce il mito di Glenn Gould, ma sempre suggellato dalla purezza lacerante del suono del suo pianoforte. Il film di Girard gioca sull'anedottica raccontandoci episodi della vita del pianista (il titolo rimanda alle variazioni Goldberg di Bach, suo pezzo forte) che colgono più l'essenza della sua eccentricità che la storiografia del suo cammino artistico. Un film da gustare per il déja vu degli squarci visivi e la superba "collection" che costituisce la colonna sonora, da vedere-sentire assolutamente solo su grande schermo e con un adeguato impianto dolby-stereo...

e.l. comunicato stampa LUX - novembre 1994

da Sette - suppl. Corriere della sera (Gianni Canova)

Per raccontare la figura, l'opera e il genio di Glenn Gould, virtuoso del pianoforte e di Bach, morto cinquantenne nel 1982, il regista canadese Francois Girard si lascia alle spalle ogni scrupolo cronologico e accosta con grande libertà espressiva 32 frammenti di cinema, alcuni fulminei, altri anedottici, altri ancora più astratti e simbolici: Gould bambino che ascolta alla radio il Tristano, Gould che si prepara al concerto immergendo le braccia in un lavandino colmo d'acqua calda, Gould che parla di solitudine in una landa ghiacciata. E poi testimonianze di amicie e collaboratori, brani musicali, splendidi squarci visivi [...] Déja vu, davvero déja vu, in un film che ha squarci folgoranti di bellezza astratta...

da Ciak (Stefano Lusardi)

... Antibiografico il film lo è non solo perché rifiuta la "santificazione" dell'artista secondo il modello hollywoodiano, ma anche per la sua scelta di trattare Gould come un oggetto alieno e misterioso, mai completamente decifrabile. Interpretato con eleganza da Colm Feore, Gould non viene mai mostrato mentre suona, ma solo in momenti di vita "intorno" alla musica (Gould che rimescola in sinfonia spezzoni di chiacchiere da bar, Gould prima dell'ultimo concerto, Gould in sala d'incisione), lasciando ampio spazio ad idiosincrasie ed eccentricità. Variazioni di una biografia fantastica - il titolo è un omaggio alle Variazioni Goldberg, suo grande amore - che più dell'uomo vanno in cerca delle caratteristiche universali dell'arte: la singolarità, la sofferenza, l'ossessione.

da La Repubblica (Irene Bignardi)

Dal punto di vista della biografia cinematografica sembra la risposta antirealistica e antioggettiva a quello che Gould sosteneva della musica ("ci sono momenti musicali di tale grandezza che nessuno schermo può rappresentarli o interpretarli adeguatamente e per cui la sola risposta visiva adeguata è l'astrazione"). Dal punto di vista dello spettatore, è il piacere di una continua sorpresa che dura per un'ora e mezzo e lascia con il desiderio di saperne (e ascoltarne) di più.