Tutto può succedere (Something's gotta give)
Nancy Meyers - USA 2003 - 2h 8'


sito ufficiale

da Il Corriere della Sera (Tullio Kezich)

       Meno male che si tratta di un'americanata che rinnova i fasti della sophisticated comedy, una delle poche consolazioni dell'umanità nel corso dell'orribile XX secolo. La brava Nancy Meyers scrive e dirige una spiritosa commemorazione dei duetti fra Katharine Hepburn e Cary Grant, fatalmente affidata a due campioni di una certa età: Jack Nicholson (classe 1937) e Diane Keaton (1946). Un titolo pertinente poteva essere: 'Amore al tempo del Viagra'...
 Benché il meccanismo non funzioni fino in fondo, le trovate sono tante: inclusa quella di Diane che utilizza l' intera storia per scrivere una commedia di successo. Di fronte alla bravura della coppia protagonista, impegnata in un gioco della verità, non si può fare a meno di ridere in continuazione. Dimenticavo che Nicholson esibisce allegramente il culo nudo e la Keaton per un attimo ci passa davanti come mamma l'ha fatta. Ha commentato un critico americano: "Tutto visto e considerato, le facce sono ancora il meglio che questi due possono mostrare".

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

       Jack Nicholson, un discografico di 63 anni (l’attore ne ha 67), donnaiolo che «non esce mai con una di oltre trent’anni», s’innamora della madre di una delle sue ragazze, Diane Keaton (l’attrice ha 58 anni), commediografa famosa e divorziata corteggiata da un giovane medico. S’incontrano, imparano a conoscersi durante un lieve attacco cardiaco di lui in cui lei lo assiste, si parlano, si piacciono, si baciano, si amano, si separano. Si ritrovano infine a Parigi: saranno nonni insieme. Nella commedia molto ben fotografata da Michael Ballhaus, Nicholson è grosso, si muove con cauta solenne lentezza, ha lo stomaco gonfio e un bel sedere (protesi?); Diane Keaton appare in nudo totale frontale, ma per un attimo tanto fuggente che non la si vede. Nel dialogo i due protagonisti alludono continuamente alla propria età (mentre si sa che ogni anziano o quasi può parlarne soltanto in toni ironico-increduli, perché in realtà si sente sempre un ragazzo) è gli intèrpreti sono smorfiosi in modo insopportabile: sono così frequenti gli occhi spalancati, i sorrisi obliqui, le affettazioni, le smancerie, le boccacce, le smorfie, che gli attori bravi sembrano impegnati in una seduta di ginnastica facciale. Nonostante ogni eventuale buona volontà della regista e sceneggiatrice Nancy Meyers, le persone non giovani vengono viste con quella condiscendenza divertita spesso riservata anche ai bambini («che carini»), irrispettosa e poco simpatica. I personaggi non sono abbastanza divertenti, il film è troppo lungo... Potrà ugualmente piacere.

TORRESINO - aprile 2004