U-571
Jonathan Mostow - USA 2000 - 1h 56'

da Il Corriere della Sera (Tullio Kezich)

   Rapidi e invisibili tornano i sommergibili, uno dei temi che il cinema di guerra predilige da sempre. Ritrovando il fiuto delle sue  imprese  produttive  più  memorabili e  senza badare a spese, Dino De Laurentiis (associato alla moglie Martha)  ha ricostruito in U-571 (menzione d’onore per gli artigiani e i tecnici di Cinecittà) un sottomarino tedesco e uno americano che si scontrano nella Seconda Guerra Mondiale. Sui giornali si è parlato della vicenda storica che sta dietro il film, la cattura da parte degli alleati di un codice segreto custodito nella cassaforte di un U-Boot. Solo che in realtà l’operazione fu condotta dagli inglesi, mentre sullo schermo gli eroi sono americani: donde proteste a Londraquiz89. Agli effetti spettacolari, comunque, la variante è di scarso rilievo. Certo, il venerando produttore è ancora in grado di impartire una lezione su come si fanno i film alla grande; ma l’effetto kolossal non esclude un notevole rigore che diventa quasi uno stile. Affermatosi tre anni fa con Breakdown, sempre sotto le insegne di De Laurentiis, il regista Bill Mostow rivela un mestiere che non è da principiante, un senso del ritmo infallibile e un piacere dell’effetto. Imprigionato in quelle bare d’acciaio che trasmettono una tremenda sensazione di claustrofobia, gli interpreti sono stati coraggiosamente scelti al di fuori del divismo: sicché Matthew McConaughey, Bill Paxton, Harvey Keitel, John Bon Jovi e compagni rischiano di apparire quasi veri in un’avventura ai limiti dell’inverosimile. Insomma è come se Dino, che arriva dal nostro cinema anni ’40, avesse tradotto Uomini sul fondo nel linguaggio hollywoodiano degli effetti speciali rispettando in qualche misura l’austerità dell’archetipo.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

    Un poderoso revival di cinema sulla seconda guerra mondiale sta richiamando in servizio le forze di mare, di terra e di cielo. In attesa dell'imminente Pearl Harbor, si può ripassare il repertorio dei film di sommergibili grazie a U-571 di Jonathan Mostow. 1942, battaglia dell'Atlantico. A bordo del sottomarino tedesco U-571 c'è Enigma. Sembra una banale macchina da scrivere, invece è un dispositivo di decodifica segreto: se gli alleati ne venissero in possesso, potrebbero mettere fine alle stragi delle proprie navi da parte dei nazi. Così camuffano un vecchio sottomarino americano S-33 da U-Boot e tentano un colpo di mano alla cavallo di Troia per arraffare Enigma. Fanno parte della missione Matthew McConaughey, ufficiale in seconda dotatissimo però troppo umano per il comando, il nostromo Harvey Keitel e Jon Bon Jovi. L'azione a sorpresa riesce, ma qui comincia la parte più difficile. Intrappolati a bordo del sommergibile nemico, in avaria e disarmato, gli eroi superstiti devono difendersi da micidiali aggressioni sopra e sotto il livello del mare. Ispirato a un episodio autentico (di cui, in realtà, fu protagonista la Marina Britannica; e il falso storico ha fatto arrabbiare gli inglesi), U-571 è il genere di film dove tutto si sa in anticipo: le bombe di profondità, lo scafo che non regge la pressione, il sacrificio del più giovane, il crucco traditore, l'unico siluro che parte e colpisce quando ormai tutto sembrava perduto. Si guardi, però, il modo in cui Mostow utilizza gli spazi claustrofobici del sommergibile. Soprattutto nell'attacco dei tedeschi finti contro i tedeschi veri: la "logistica della percezione" sposa il punto di vista degli attaccanti (quindi dello spettatore) e introduce nelle viscere del sottomarino come fossimo noi stessi a doverci aspettare, da un istante all'altro, l'agguato.

progetto SCUOLE IN SALA
Distretto Scolastico n°46  / Padova Sud-Est
febbraio-marzo 2001