Vita di Pi (Life of Pi)
Ang  Lee - USA 2012 - 2h 7'

miglior regia
miglior fotografia (CLAUDIO MIRANDA)
miglior colonna sonora(MYCHAEL DANNA)
miglior effetti speciali

 Ang Lee film precedente in archivio, il taiwanese-americano più premiato del cineglobo, può permettersi tutto. Così, mentre in carriera è passato trionfalmente dal genere eccentrico intimista al letterario very english, dal cappa e spada orientale ai kolossal fumettistici, dall'erotico gay a quello etero, con Vita di Pi ha deciso di fornirci un saggio concentrato della sua onnipotenza. (...) Ang Lee, in effetti, è di un'abilità straordinaria per come gestisce i suoi stregoni digitali - a volte sembra che gli eventi siano osservati dall'alto del cielo, altre dalla profondità dell'acqua e altre ancora dalle pupille socchiuse di Richard Parker - e, insieme, per come gioca senza esibirle le sue (e dello sceneggiatore David Magee) citazioni d'alta classe, spazianti tra Il libro della giungla e Robinson Crusoe, tra la pittura onirica e bidimensionale di Rousseau il Doganiere (con il conforto della fotografia di Claudio Miranda) e i dilemmi di Dostoevskij (direttamente menzionato nelle discussioni iniziali tra Pi e il padre). Riprendendo la premessa, si può prediligere o meno la preponderante ambizione di regia o anche misurarne l'effettiva consistenza: ma le numerose sequenze memorabili, come l'apparizione dell'isola dei suricati o il notturno marino illuminato dalla fosforescenza medusea, rendono il film uno di quegli spettacoli totali destinati a nutrire a lungo l'immaginario collettivo.

Valerio Caprara - Il Mattino

   East e ovest, Taiwan (dove sono state realizzate le riprese) e Hollywood (che paga), Esopo (tra)vestito da Kipling e in 3D, un Dio buono per tutte le stagioni, un messaggio edificante. Gerard Depardieu, il magnifico direttore della fotografia di David Fincher, Giobbe e un tocco di National Geographic, sono gli ingredienti dell'ultimo pot-pourri di Ang Lee, Vita di Pi tratto dal celebre romanzo di Yann Martel. Per una volta, quel semplicismo divulgativo con cui Lee in genere mette d'accordo tutti sembra aver fatto un buco nell'acqua. Anzi risulta più irritante del solito. Incarnazione ideale di quell'idea di cinema che coniuga allo stesso tempo due nozioni molto riduttive dell'arte e della cassetta (...), Life of Pi mette in scena il cocciuto téte à téte tra un ragazzo indiano e una tigre, persi nel Pacifico su una scialuppa di salvataggio miracolosamente sopravvissuta al naufragio che ha inghiottito la nave giapponese su cui il teen ager viaggiava verso il Canada insieme alla famiglia e allo zoo di cui erano proprietari. (...) Barca bianca e rossa, tigre gialla e nera, mare di tutti i blu e di tutti gli umori possibili, che spesso diventa tutt'uno con il cielo... Ang Lee addotta una palette di colori primari e un décor minimal, ideale per la terza dimensione. Claudio Miranda, alchimista dei fotogrammi digitali di Zodiac e The Curious Case of Benjaimin Button, è la scelta ideale per la fotografia, che ha momenti bellissimi e tempi contemplativi. Un autore dalla mise en scène più forte e inventiva (tra quelli interessati al testo anche M. Night Shyamalan) sarebbe forse riuscito a incorporare visivamente la componente allegorica del libro su quella fragilissima barchetta, nel rapporto tra bimbo e felino. Ang Lee, invece, ha bisogno di un prologo e di un epilogo, parlatissimi, ambientati a Toronto, per essere sicuro che anche le sedie capiscano che qui si parla del potere della religione. Il che, paradossalmente, fa di Vita di Pi un film che non ha alcuna fiducia nella fantasia e, ancor peggio, nel potere magico del suo racconto.

Giulia D'Agnolo Vallan - Il Manifesto

promo

La magica avventura di Pi Patel, figlio del guardiano dello zoo di Pondicherry, in India, che insieme alla famiglia si sta trasferendo in Canada, a bordo di una grande nave da carico. Superstite di un tragico naufragio, Pi si ritrova alla deriva nell'Oceano Pacifico, su una scialuppa di salvataggio, in compagnia di una enorme tigre del Bengala di nome Richard Parker. Insieme affronteranno una dura lotta per la sopravvivenza... L'adattamento dell'omonimo romanzo di Yann Martel (vincitore del prestigioso Man Booker Prize e punto fisso fra i bestseller del “New York Times”) è notevole. Complici anche avanzate tecniche digitali l'avventura si colora di esperienza mistica, il dolore diventa stupore, la meraviglia trapassa in orrore (e viceversa); quello che lancia Ang Lee è un messaggio di fede malgrado tutto, o di profonda, inesorabile disperazione? I bei film non danno risposte.

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2013