L'odore della notte di Claudio Caligari - Italia 1998 - 1h 40'
Vite in sospeso di Marco Turco - Italia 1998 - 1h 38'

  

Cinema italiano a confronto: Vite in sospeso di Marco Turco (Prospettive) e L'odore della notte di Claudio Caligari (Settimana della critica) esprimono due concezioni diametralmente opposte di cinema sociale. Intimista e politico il primo, borgataro e convulso il secondo. L'attenzione alla marginalità e alle contraddizioni del vivere borghese che caratterizza Caligari (Amore tossico, 1983) deborda qui in uno spaccato iperreale (anche se l'ispirazione è un fatto di cronaca e un libro che lo racconta) che delinea la figura di Remo (Valerio Mastrandrea), rapinatore cinico e aggressivo, con un passato da carabiniere, un presente squallidamente immerso nella brutalità delle rapine ed un futuro sempre più senza sbocco. Il prendere coscienza dell'assurda spirale del proprio vivere coinciderà in Remo con un'inevitabile crisi, emblematica non solo del suo percorso personale, ma del perpetuarsi delle contraddizioni sociali. Se le dinamiche di L'odore della notte sono drammaturgicamente scontate, sul piano cinematografico risultano alla lunga inconcludenti e fastidiose. E poi, quando si saprà dire basta a questo io-narrante, tappabuchi per sceneggiature deboli e ripetitive?
Certo più coerente e calibrata la scelta stilistica di Marco Turco. Il tema non era facile: un'indagine di fiction sulla vita dei nostri rifugiati politici in Francia. Vite in sospeso parte con un errore di fondo, quello di confondere nello spettatore la figura dei rifugiati (al Lido se ne parlava come un film sul 7 aprile) con quella di veri ex-terroristi (come poi vengono delineati i personaggi). Ma superata questa ambiguità, l'approccio ha i toni giusti di un tormentato itinerario di autoverifica civile. Il fulcro è il reportage che Jacopo, giornalista televisivo, vuole realizzare a Parigi intervistando suo fratello Dario che, con altri compagni degli anni di piombo, vive in esilio nella capitale francese. Tra voglia di raccontarsi (e di riconfrontare se stessi con il proprio passato) e i sospetti per un'indagine che potrebbe rivelarsi un espediente di polizia, Vite in sospeso dipana una sceneggiatura spesso oculata, con qualche caduta di tono nel finale, ma che arriva ad una costruzione narrativa pacata e coinvolgente.

e.l. Il Mattino di Padova 11/9/1998