Robert Bresson

"Il film nasce una prima volta nella mia testa, muore sulla carta; risuscitato dalle persone viventi e dagli oggetti reali che impiego, che sono uccisi sulla pellicola ma, posti in un certo ordine e proiettati su uno schermo, si rianimano come fiori nell'acqua"

 

un maestro sicuramente
PERSONALE DI R. B.

     Poeta dell'estremismo morale, Robert Bresson costituisce ancor oggi ad ottant'anni compiuti, l'esempio forse più puro e rigoroso di coerenza tra tematica e stile. Per lui "il cinema non uno spettacolo, ma una scrittura" per cui il regista va visto non come un metteur en scene, bensì, pi propriamente, come un metteur en ordre. Immagini, movimenti e suoni si devono allora adeguare alla tensione spirituale delle situazioni e dei personaggi, eroi-martiri combattuti tra vocazione e ribellione, confusi nel magma dei segni esistenziali: quelli cupi e assordanti del vivere sociale, quelli rarefatti e silenziosi del mistero dell'anima, dell'universo divino. E la pregnante corrispondenza dei segni cinematografici si estrinseca nel ricorrere, con straordinaria efficacia, ad attori non professionisti, nella forma asciutta e nella funzionale espressivit cromatica (in bianco e nero fino a Mouchette -1967- , a colori da Così bella così dolce -1969- ad oggi), negli intensi ritratti di individui e di ambienti attraverso procedimenti narrativi più propensi all'ellissi che alla metafora: gli assunti scarni e vibranti dei capolavori degli anni 50 (Il diario di un curato di campagna, Un condannato a morte fuggito, Pickpocket), lo 'scandalo del divino' di Proces de Jeanne d'Arc (1962), la concessione all'allegoria di Au hasard Balthazar (1966) e i preziosismi lirici di Lancillotto e Ginevra (1974), fino agli 'angeli caduti' di Il diavolo probabilmente... (1977) e L'argent (1983), aspro dittico sull'angoscia materialista di questi anni, sulla crisi di ideali e di fede di maestri e discepoli del vivere contemporaneo. Esperienza artistica illuminata ed illuminante, il cinema di Bresson è un cinema di profonda ispirazione, sia religiosa che letteraria (Diderot, Bernanos, Dostoevskij, Tolstoy). Un cinema di speranza e umanità, eppure mai consolatorio; che, anzi, nel suo divenire si è confrontato, si è compromesso, in ulteriore coerenza, con l'evolversi e l'inaridirsi del mondo civile. Ma un cinema sempre in sintonia con l'inesausta forza morale del singolo, con il suo strenuo dialogo-scontro con una realtà avida di storia più che di valori. Il cinema di un maestro.

ezio leoni  - Cinema d'autore Estate 89 (Comune di Padova - Settore Spettacolo)


filmografia di
Robert Bresson
(Bromont-Lamothe / Francia, 25/9/1907 - Parigi 18 dicembre 1999)

1934 Les affaires publiques - cm
1943 La conversa di Belfort (Les anges du pèch)
1945 Perfidia (Les dames du Bois de Boulogne)
1951
Il diario di un curato di campagna (Le journal d'un cur de campagne)
1956 Un condannato a morte è fuggito (Un condamné à mort s'est échapp)
1959 Pickpocket - Il borsaiolo (Pickpocket)
1962 Il processo di Giovanna d'Arco (Le procès de Jeanne d'Arc)
1966 Au hasard, Balthazar
1967 Mouchette
1969 Così bella, così dolce (Une femme douce)
1971 Quattro notti di un sognatore (Quatre nuits d'un reveur)
1974 Lancillotto e Ginevra (Lancelot du Lac)
1977 Il diavolo, probabilmente... (Le diable, probablement...)
1983 L'argent