Heimat 2

    Juan, che fa da asse portante a Due occhi da straniero, è figura-simbolo della dispersione del potenziale umano in una realtà sociale che non sa canalizzare le risorse artistiche e vive di esteriorità e di incubi latenti. Se l'episodio è il momento per introdurre Juan come artista eclettico che suona vari strumenti, conosce una dozzina di lingue e saprà esprimersi come insegnante di ginnastica, giocoliere e funambolo, è anche l'occasione per Hermann per scontrarsi con la grettezza dell'alta borghesia, che invita i giovani musicisti per suonare ad una festa e li ripaga con una bottiglia di vino, per assistere al passaggio per le vie della città di un camion che trasporta una bomba inesplosa, specie di "scavo sociale" di una memoria storica la cui cattiva coscienza può "riesplodere" da un momento all'altro.
Ma nel continuo alternarsi di pubblico e privato, in questo secondo episodio ci sono per Hermann nuovi incontri, nuove esperienze, nuovi turbamenti. Due sono i personaggi fondamentali che compaiono qui per la prima volta: Helga, presenza radiosa e sfuggente, che conosciamo come amica del "regista" Stefan ed Alex, un intellettuale timido e solitario che fa gruppo con i giovani cineasti suoi amici. Con uno di questi, Ansgar, Hermann trova un breve lavoro alla ARRI (la mitica fabbrica di macchine da presa) ma è con Juan e Clarissa che egli cementa la sua amicizia. Nel primo scopre una vena di tristezza sotto l'apparente perpetuo sorriso ("la nostra cattolicità di pianto e passione ci resta dentro"), per la seconda sente sorgere quell'affetto che il suo pessimismo sentimentale però gli preclude. Anche Clarissa, come lui, ha paura dell'amore e al primo bacio già scappa lontana. Nella seconda patria l'amore (liebe) sembra un mito lontano, i protagonisti di Reitz solo vagheggiano sentimenti ed ideali risolti: se in
Heimat la parola chiave per un'intera nazione poteva essere "geheischnis" (sicurezza affettiva), ciò che lega, rivitalizza e opprime al contempo la nuova generazione è, come nel sorriso triste di Juan, il senso di un'infinita "sehnsucht" (nostalgia)..