11 minut
Jerzy Skolimowski - Polonia/Irlanda 2015 - 1h 21'

VENEZIA 72 - Concorso

    Alla veneranda età di settantasette anni, Jerzy Skolimowski ha raggiunto l’invidiabile consapevolezza panteistica dell’artista da anziano. In questa fase della sua vita e della sua carriera, con cinquantacinque anni di cinema alle spalle, ogni modo di raccontare tradizionale può essere messo da parte, e il posto delle storie può essere preso dal pensiero. Il precedente Essential Killing era un film-vettore, senza una vera e propria narrazione, orientato unicamente all’ostinata e amorale sopravvivenza del protagonista. 11 Minut va oltre: fa esplodere una delle due variabili fondamentali manipolate dal cinema, il tempo, facendovi ruotare intorno l’altra, lo spazio, in maniera vorticosa.
È un pomeriggio qualunque di un giorno qualunque. Un’attrice ad un colloquio importante con un produttore marpione che vuole portarsela a letto, un corriere sessuomane e cocainomane, un ambulante in un giorno importante, un imbianchino che si prende molta libertà nelle case altrui, un marito ossessionato dall'idea di essere tradito… Nessuno ha un nome. Intuiamo il passato di qualcuno (l’attrice è incinta? il corriere è il figlio dell’ambulante?) ma negli undici minuti del titolo, la stessa porzione dello stesso giorno per tutti i personaggi, ci è difficile intravederne il futuro, anche se capiamo subito che alcuni di essi, con le loro storie così appena abbozzate, potrebbero finire per incontrarsi, o che forse nel passato si sono conosciuti. Skolimowski però non è realmente interessato alle dinamiche del caso, se non tangenzialmente. Quello che gli interessa è esplorare l’enorme vuoto che la macchina cinema è in grado di mettere in scena sul Tempo, costruendo un discorso coerente fatto di microelementi che, se finiscono per non collidere sempre (non tutte le piccole storie hanno una reale conclusione), sicuramente non si contraddicono mai.
Il rischio di irritare lo spettatore è forte, perché Skolimowski manda all’aria le convenzioni narrative e conclude l'affastellarsi di volti e azioni con un finale dove trionfa una apparentemente banale consequenzialità. Ma come film a tesi, come film-pensiero,
11 minut è senza dubbio riuscito: ci ricorda in maniera grandiosa, rutilante, meccanicamente perfetta, quanto superfluo e prezioso possa essere il tempo che scorre, e fino a che punto sia prezioso e indecifrabile ciò che in tale intervallo viene prodotto.

Pietro Liberati - novembre 2015 - pubblicato su MCmagazine 38