Liberty Heights
Barry Levinson - USA 1999 - 2h 7'

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

Baltimora, addì autunno 1954. In America fu un anno importante, per la prima volta fu abolita la segregazione razziale - ingresso vietato a ebrei, cani, gente di colore, recitavano i cartelli - esplode il rock, la Cadillac diventa status symbol e mezzo per cambiar vita, Marilyn gira Quando la moglie è in vacanza e per nulla al mondo, sostiene il giovane Ben, si può piantare in asso una canzone di Sinatra. Nel suo piccolo, la famiglia Kurtzman cerca di arrangiarsi, anche se il padre, gestore di un locale di burlesque, deve accettare gli spogliarelli e con una bisca clandestina rischia di vedersela brutta con la legge per uno spacciatore. Ma l'importante sono gli scarti sentimentali dei figli: Ben, appunto, che si innamora della prima compagna di classe nera, protetta dal padre, e con lei subirà una brutta avventura dopo un concerto di James Brown; e Van che s'innamora di una ragazza non ebrea, ricca, infelice; altri vari ed eventuali flirt. Sono gli american graffiti di Liberty Heights, l'amarcord tipico Usa, ma visto e sentito col doloroso humour ebraico da Barry Levinson, regista di Rain man e di altri film ambientati nella natale Baltimora come Avalon e A cena con gli amici. Si racconta, in ottima scrittura di commedia minimalista, l'incrocio di vari razzismi, dando ovviamente una lezione più che mai utile. Americani contro neri e anche contro ebrei, i quali a loro volta non vedono bene i bianchi e i gentili. Per dire che è difficile estrapolare il filo sotterraneo dei personali integralismi razziali e dei pregiudizi. Pescando tra i suoi ricordi personali - curioso, Baltimora è anche la città di un collega trasgressivo come John Waters - Levinson trascrive le emozioni in un film intelligente, solo colpevole di allungarsi nella seconda parte e sdilinquirsi compiaciuto nelle scorciatoie sentimentali da teen agers. Si danno le coordinate d'epoca con Marty, il sen. McCarthy, Sansone e Dalila , Stranger in Paradise , ma soprattutto si apprezza la gentilezza del tocco della recherche . Cui danno un bel contributo gli attori, tra cui la promessa Ben Foster, il bravo Adrien Brody visto in Summer of Sam , e il classico papà Joe Mantegna a capo di una famiglia di stretta osservanza, obbligata a ridiscutersi in un paese che cambia.

cinema invisibile cinema Torresino febbraio-aprile 2001

per tamburini... Una deliziosa  commedia adolescenziale, un altro "come eravamo" made in USA rivitalizzato da una finezza psicologica mai banale, da una insinuante denuncia civile e da una colonna sonora travolgente (da Sinatra a James Brown...)