Muukalainen (The Visitor)
Jukka Pekka Valkeapaa - Finlandia 2008 - 1h 44'

6° Giornate degli autori

    La proverbiale laconicità dei Finlandesi, anziché motivo di autoironia come in Kaurismakifilm precedente in archivio, diventa in questo film elemento determinante ai fini della narrazione, ma anche delle scelte stilistiche del regista, il giovane Valkeapaa, autore di altri due cortometraggi e proveniente dal mondo della grafica e del design.
Il protagonista è infatti un bambino muto, che vive con la madre in una misera fattoria tra i boschi nella parte più remota e selvaggia della Finlandia, le sue giornate sono scandite dalle visite in carcere al padre, un uomo violento e dal tempo trascorso in mezzo alla natura, con l’unica compagnia di un cavallo selvaggio. Fino a che un misterioso visitatore, un giovane uomo ferito, viene accolto in casa dalla madre. È superfluo dire che questo sconvolgerà le loro vite.
La quasi totale assenza di dialoghi è giustificata a livello narrativo dal mutismo del bambino, sul quale è focalizzato l’intero film, costruito in modo tale che noi vediamo e proviamo ciò che vede e sente il protagonista, sempre in scena: è attraverso i suoi occhi e i suoi sensi che noi spettatori siamo introdotti nel suo mondo, in cui convivono amore e crudeltà, paura e mistero.
“Volevo realizzare un film che desse al pubblico lo spazio per provare esperienze e interpretazioni personali, permettendo a ogni spettatore di entrare nelle storia e ricrearne il mistero. Un film nel quale il mondo è re-immaginato attraverso le azioni e le percezioni del protagonista – un mondo incredibilmente estraneo e al tempo stesso profondamente familiare, immutabile e nuovo.”
Un film dunque impressionista, con un racconto che sembra svilupparsi per frammenti, pretesti per esprimere sensazioni, emozioni. L’autore dichiara infatti di non essere partito da una sceneggiatura predefinita.
Sicuramente importante a questo scopo è il ruolo svolto dalla colonna sonora, in cui suoni e musica si fondono per creare un’atmosfera sensoriale fortemente onirica e della fotografia magistrale che utilizza soltanto la luce naturale per gli esterni e quella filtrata dalle finestre e dalle fessure per gli interni, con una predominanza di colori naturali, freddi, tendenti al blu e al marrone, in cui spicca soltanto il rosso, che è il colore del sangue.
Anche in
Muukalainen, come in molti altri visti in questa rassegna, il tempo rimane indeterminato, mentre il luogo, la natura selvaggia assume il ruolo di coprotagonista, perché il bambino ne è parte integrante ed è quando la macchina da presa segue le sue peregrinazioni per i boschi che noi riusciamo a leggere nel suo pensiero. Il bosco è per lui il luogo della libertà e del mistero, mentre gli spazi chiusi lo opprimono e lo mettono in contatto con situazioni che non è in grado di capire: il rapporto della madre con il forestiero, i suoi incontri con il padre, che sembrano ruotare unicamente attorno ad una misteriosa scatoletta, il cui contenuto sembra costituire l’unico legame che lo unisce al violento genitore.

Molti sono gli elementi simbolici, che il regista dissemina nella narrazione: il cavallo, il pozzo, la scatoletta, lasciandoli volutamente oscuri, così come è piena di misteri la percezione che il bambino ha del mondo esterno. Ma l’aspetto forse più interessante è come sia a livello narrativo sia a livello linguistico il regista riesca a mescolare modi e stili diversi, passando da un racconto quasi fiabesco o da romanzo di formazione ad atmosfere da noir e alternando inquadrature che rimandano al cinema espressionista, basti pensare alla ricorrenza del motivo del cerchio e delle linee oblique e orizzontali, messe in risalto dall’illuminazione fortemente contrastata degli interni, con immagini del paesaggio fortemente evocative (a molti hanno ricordato Tarkovskijfilm precedente in archivio) e però anche con un’estetica da videoclip che si manifesta negli inattesi primi piani, spesso sghembi, e nel ritmo del montaggio.

Cristina Menegolli - MC magazine 24 ottobre 2008