The Queen
Stephen Frears - Gran Bretagna 2006 - 1h 40'

 

Venezia 63° - Concorso
COPPA VOLPI miglior interpretazione femminile

miglior attore protagonista (HELEN MIRREN)

     The Queen costituisce una vera prova di maturità di film precedente in archivio Stephen Frears film successivo in archivio. Noto per aver guidato il movimento di rinascita del cinema inglese negli anni ’80 ( My Beautiful Laundrette ne ha segnato l’inizio ), Frears, dopo l’esperienza hollywoodiana, dimostra di aver ritrovato a pieno la capacità di graffiare, anche se ora lo sa fare in modo molto più sottile.
Il film ricostruisce i giorni successivi alla morte di Lady Diana, giorni in cui, di fronte al crescere esponenziale della commozione dei sudditi, la famiglia reale, chiusa nel suo tradizionale riserbo, tocca uno dei momenti più bassi della sua popolarità, rischiando addirittura di essere travolta dalle critiche di freddezza e insensibilità. Nel decifrare la trama della scampata frattura tra Elisabetta e il suo popolo Frears sottolinea il ruolo centrale giocato da Tony Blair, allora da poco nominato primo ministro. Blair è l’intrepido eroe della comunicazione, colui che cerca di porre in relazione due mondi divenuti all’improvviso così lontani, destinati altrimenti a non comprendersi più. Non solo incarna un nuovo modo, più informale e disinvolto, di proporsi, ma è anche colui che comprende e evidenzia il baratro che si sta creando tra la regina e il suo popolo.
Frears e la sua equipe conoscono bene il personaggio, avendo già realizzato un film-TV sulla nascita del New Labour, The Deal che vedeva come protagonista lo stesso Michael Sheen. Ed è in questa occasione che Frears ha sperimentato la tecnica di mescolare scene di fiction a spezzoni di filmati di repertorio che caratterizza anche The Queen.
Il film rappresenta dunque, con divertenti sfaccettature e a vari livelli, la contrapposizione tra la tradizione e il formalismo della Corona da un lato e la modernità “gioviale” del neo-eletto primo ministro Blair dall’altro. E in questa rappresentazione l’umorismo è continuo ma sottile, lo stile graffiante ma misurato.
C’è però un altro tema, forse più inquietante, che emerge in sordina dal film: è la messa a confronto di due civiltà quasi agli antipodi. Il mondo di valori e forme che la regina rappresenta, in tutta la sua immobilità e rigidità, si trova in rotta di collisione con un esempio non comune di fenomeno mediatico, un vero caso di isteria collettiva, e lo scontro è davvero dirompente. Si può avere o meno simpatia per questa regina, ma non si può non comprendere il suo sgomento di fronte al bisogno di esternazione e spettacolarizzazione dei sentimenti che questa società mostra di avere.
Per una donna che, salita al trono a 26 anni, ha interpretato il proprio ruolo di regina come un mestiere da portare avanti con estrema coerenza, sentendo di dover rappresentare valori come la dignità e la riservatezza, è un vero shock cogliere il bisogno di manifestazione pubblica dell’emotività che percorre le masse, in una civiltà in cui tutto va mostrato.
Questo però Frears non lo grida né lo predica: un sicuro merito del film è di lasciar parlare le immagini di repertorio, accostando con molta asciuttezza i due mondi, senza forzature, concedendo allo spettatore spazio per una riflessione e livelli ulteriori di lettura.
Così qualcuno è anche libero di godersi semplicemente un aspetto curioso, che è quello di veder rappresentare il mondo della regina dal suo interno. E qui emerge il lavoro di ricerca svolto da tutta l’equipe: se per alcune questioni come etichetta e protocollo vi erano riscontri certi ( per esempio sul modo in cui i domestici si rivolgono a Sua Maestà ), per tutto ciò che poteva essere solo ipotizzato sono state filtrate e confrontate informazioni di ogni tipo, dalle fonti vicine alla famiglia reale ai materiali di archivio. Armonizzare e dare un’anima a tutto ciò è stato il merito dello sceneggiatore, Peter Morgan, giustamente premiato a Venezia per la migliore sceneggiatura. Una vera ovazione poi ha ricevuto Helen Mirren per come ha saputo andare al di là di una semplice imitazione della regina Elisabetta, operazione che le ha permesso di prenotare la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile fin dalla prima proiezione.
Il film certo andrebbe visto in lingua originale, e non solo per apprezzare a pieno l’interpretazione dell’attrice: la questione è che attraverso la lingua, la pronuncia, il tono, passa davvero una visione del mondo. E basta il modo in cui si emette un monosillabo per dire tutto. Per arrivare a questo la Mirren ha lavorato per mesi con una dialogue coach in modo di essere padrona della voce e degli accenti. Ma la sua capacità emerge soprattutto nell’aver dato spessore e interiorità al personaggio.
In un film percorso da una costante vibrazione di umorismo, una ulteriore fonte di ironia viene infine dal confronto con il presente: oggi Blair, in caduta libera di popolarità, si appresta a farsi da parte, mentre la regina, che, senza rinnegare se stessa, ha imparato ad ascoltare l'emotività mediatica dei suoi sudditi, è più che mai salda al suo posto.

Licia Miolo - MC magazine 18  ottobre 2006


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Il film ricostruisce i giorni successivi alla morte di Lady Diana, giorni in cui, di fronte al crescere esponenziale della commozione dei sudditi, la famiglia reale, chiusa nel suo tradizionale riserbo, tocca uno dei momenti più bassi della sua popolarità, rischiando addirittura di essere travolta dalle critiche di freddezza e insensibilità. Nel decifrare la trama della scampata frattura tra Elisabetta e il suo popolo Frears sottolinea il ruolo centrale giocato da Tony Blair, allora da poco nominato primo ministro. Straordinaria l'interpretazione di Helen Mirren che sa dare anima e (algido) cuore ad una donna che, salita al trono a 26 anni, ha vissuto il proprio ruolo di regina come un mestiere da portare avanti con estrema coerenza, sentendo di dover rappresentare valori come la dignità e la riservatezza: un vero shock cogliere il bisogno di manifestazione pubblica dell’emotività che percorre le masse, in una civiltà in cui tutto va mostrato.



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