gennaio-febbraio
marzo 2008

trimestrale di cinema, cultura e altro... ©

n° 22
Reg.1757 (PD 20/08/01)

"Tu chiamale se vuoi, elezioni..."

  Più che un verdetto politico, una sentenza epocale quella che ha fatto piazza pulita della sinistra italiana (e i maligni dicono che Veltroni è riuscito lì dove Berlusconi aveva più volte fallito, eliminare i comunisti dalla scena). Sembrano consolatorie filastrocche quelle che si sciorinano Ferrero ("ahimè, gli errori di Bertinotti") e Diliberto ("ahinoi la mancanza della falce e martello"). Le lacrime di Giordano sono il commento più consono alla realtà futura di una frangia radicale (?) che in prospettiva non può che controfirmare il proprio funerale.
Gli uomini (e le donne) del PDI stupidi non sono: con una coalizione che ha tutti i numeri per governare a lungo e indisturbata, le istanze dell'opposizione saranno inesorabilmente cassate e, perso per
perso, il farsi paladini di lavoratori e sindacati delusi, di frange estreme o di derive moderate  (spinte entrambe alla rassegnazione) sarà una linea guida che darà scarsi risultati concreti, ma che identificherà sempre più il Partito Democratico come l'unica ala politica sotto cui rifugiarsi. E allora "bye bye" (per sempre) sole che ride e arcobaleno che brilla!
Che il sorriso popolare e un progetto multicolore di pace ed etnie abbiano poi una qualche prospettiva futura è una domanda su cui l'asse Silvio-Umberto saprà glissare con affabulante protervia. Chi intanto ne farà subito le spese sarà probabilmente la scuola, in primis quella pubblica. Che i professori di lettere stiano all'erta, si fa presto "a fare a pezzi la storia": non servono necessariamente un metronomo e una mannaia (Jonas che avrà vent'anni nel 2000), basta una riforma di bassa macelleria...


  A fronte di una tale catastrofe nazionale ben cosa appaiono ovviamente le nostre riflessioni cinematografiche, musicali, letterarie, ma avere la redazione nel cuore del prospero NordEst diventa in alcuni casi una proficua occasione per rintracciare nell'informazione locale uno sguardo forse campanilistico, ma autentico sulle dinamiche istituzionali. Che voto dovevamo attenderci da un popolo che trasuda diffidenza per ogni diversità e che auspica muri divisori fin negli spazi scolastici?


oscar

2008

 

quel muro di intolleranza alla scuola Valeri di Padova...

Una lezione pratica sul punto di vista, una esemplificazione eclatante di come lo sguardo possa essere soggettivo e deformante. Scuola Valeri di Padova: uno spazio scolastico dove da tempo coabitano serenamente il quinquennio delle elementari e il C.T.P. (Centro Territoriale permanente per l’educazione degli adulti, italiani e stranieri).
In una giornata come tante un giovane cingalese fotografa il suo ambiente scolastico, immortala sul suo cellulare i bambini delle elementari che si attardano nel cortile… Apriti cielo! Un’innocente istantanea d'ambiente si trasforma nell’intrusione aberrante di un adulto (certo straniero, forse malvagio, forse pedofilo, probabilmente con secondi fini...) nella privacy dei bambini. La visione d'insieme trascura l’aura di controllo ed educativa che i docenti di entrambe le scuole garantiscono, l'indignazione cieca di alcuni genitori dimentica ogni buon senso e investe dirigente e corpo docenti con improprie richieste. In primis quella di sfalsare gli orari di frequenza scolastica e di promiscuità: ovviamente sono gli alunni del CTP quelli che dovrebbero trovarsi un altro orario di presenza... Dall’assurdità di una proposta disancorata dalla logica (è ovvio che per le madri straniere l'orario di lezione mattutino è l'unico che permette loro la frequenza scolastica, mentre i figli sono all'asilo...) scaturisce un’improrogabile richiesta di mal celata intolleranza che vede in un muro (a dividere l'accesso ai singoli plessi) come unica soluzione possibile. La doverosa (e implicitamente provocatoria) presa d’atto del vertici scolastici è solo un momento di mediazione contro l'irruenza di mamme e papà… Il resto è scoop giornalistico, sono titoli di lancio su flani e quotidiani, sono contraddittorie prese di posizione (il muro di via Anelli è un precedente scomodo o di avvallo?), è l’imbarazzo di un corpo docente che sembra dover incartarsi ogni progetto culturale per soddisfare le impulsive richieste di genitori troppo preoccupati e troppo tracotanti, subire le intromissioni di frange politiche tese più a fomentare le contrapposizioni che a promuovere il rispetto reciproco, trovarsi per giorni su tre colonne in cronaca… Che poi il tutto si sia risolto in una provvisoria rete di divisione a definire ingressi e spazi di competenza è una magra consolazione: in fondo dai decreti delegati in poi la scuola, alla faccia di progetti e competenze educativi, non è forse troppo in balia della componente genitori?

lettera degli studenti lettera degli insegnanti comunicato degli organi istituzionali

in rete dal 17 aprile 2008

redazione!
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