febbraio-marzo-aprile
maggio-
giugno 2009

trimestrale di cinema, cultura e altro... ©

n° 26
Reg.1757 (PD 20/08/01)

pag. 6

     In una Biennale Arti Visive come quella attualmente in corso, in cui la presenza di video è sicuramente ridimensionata rispetto alle precedenti edizioni, il Padiglione inglese dedica il suo intero spazio ad un artista come Steve Mc Queen, che ha sempre privilegiato questo mezzo espressivo, presentando Giardini, un suo video di trentacinque minuti girato proprio nei Giardini della Biennale. È una Venezia decadente e romantica quella che ci viene mostrata, dove i cani randagi sono levrieri, il Moro è un ragazzo in jeans, il paesaggio è l’abbandono dei Giardini d’inverno. Un punto di vista sicuramente anomalo, ma l’effetto d’insieme risulta eccessivamente estetizzante. Non era alieno da una certa forma di estetismo neanche il precedente lavoro di questo artista, Hunger, che abbiamo avuto modo di vedere al festival di Torino e che purtroppo sembra non aver trovato canali di distribuzione, nonostante si tratti di un vero e proprio lungometraggio, il primo girato da Mc Queen, di indubbio valore artistico e di grande impatto emotivo.
Se nel video veneziano l’estetismo risulta un po’ troppo fine a se stesso in
Hunger non è altro che espressione della particolare sensibilità visiva dell’artista che esplora le superfici delle pareti del carcere imbrattate dagli escrementi dei detenuti e soprattutto il corpo del protagonista, dilaniato dalla fame, corpo che diventa estremo strumento di protesta, luogo di un conflitto politico.
Il film racconta infatti la storia di Bobby Sands, attivista dell’IRA, che, detenuto nel carcere di Long Kash, nell’Irlanda del Nord, intraprende uno sciopero della fame, che lo porterà, dopo 66 giorni, a morire, all’età di 27 anni. Pochi mesi prima i detenuti del blocco H avevano iniziato una dura lotta, rifiutando di vestirsi con le uniformi del carcere, coprendosi solo con le coperte e rifiutando di lavarsi, vivendo in celle sporche di escrementi e in condizioni igieniche assai più che precarie.
Se la prima parte del film risulta molto dinamica e ricca di azione e di rumori assordanti, in quanto rappresenta la violenza quotidiana che caratterizza la vita del carcere e la messa in atto delle prime forme di “blanket protest" e “dirty protest", la seconda parte è invece dominata dal silenzio che accompagna la discesa agli inferi del protagonista nella sofferenza da denutrizione fatta di silenzi lunghissimi che lasciano parlare le immagini fino alla morte. La cesura tra le due parti è segnata da un lungo colloquio tra Bobby Sands (Michael Fassbender) e padre Dominc Moran (Liam Cunningham), in cui le motivazioni, la disperazione, la determinazione di Bobby Sands emergono poco a poco da un serrato confronto dialettico.
Film duro, intenso ed epico che affronta un argomento difficile, in cui gli aspetti storici - la guerra in Irlanda - e la tragedia personale di Bobby Sands si mescolano, trascinando lo spettatore in un vortice di violenza e sofferenza. Mc Queen
film successivo in archivio dimostra una perfetta padronanza del mezzo cinematografico, di cui esplora le varie potenzialità di visione, alternando linguaggi diversi, e controllando perfettamente il ritmo del racconto che non può non catturare lo spettatore in un crescendo di angoscia.
Vincitore a Cannes della Caméra d’Or nella sezione Un certain Regard,
Hunger è uscito nelle sale in Francia il 26 novembre 2008. La speranza è che la partecipazione al Torino Film Festival nella sezione Lo stato delle cose e la menzione ottenuta dalla giuria del Premio Collino convincano qualche distributore a portarlo anche nelle sale italiane.

Cristina Menegolli

promo

Camera d'Or

Il film narra le vicende relative alle ultime sei settimane di vita di Bobby Sands, ufficiale comandante dei prigionieri dell'IRA nel carcere di Long Kesh (tristemente noto per i 'Blocchi H' in cui erano rinchiusi i ribelli dell'esercito rivoluzionario irlandese) morto in seguito allo sciopero della fame del 1981. McQueen usa la forza visiva dell'inquadratura fissa per costringere lo spettatore a guardare quello da cui forse vorrebbe distogliere la vista: la condizione inumana degli irlandesi detenuti a Maze, la violenza dei carcerierI inglesi, i pestaggi, le vendette (anche dei militanti dell'Ira) e la lenta agonia di Bobby Sands. 'Hunger' non ha particolari rivelazioni da fare ma piuttosto la voglia di obbligare a guardare. E a ricordare.

sede circolo - febbraio 2012
versione originale sottotitolata