Nell'ambito di un progetto della Fondazione Prada che mira
ad offrire interpretazioni e visioni inattese di
collezioni provenienti da musei ospiti, con lo scopo di
presentarle e valorizzarle in un contesto contemporaneo,
dopo Wes Anderson (mcmagazine
53), un altro regista
David Cronenberg ha
accolto la sfida, allestendo la mostra
CERE ANATOMICHE: LA SPECOLA DI FIRENZE – DAVID CRONENBERG.
Se Anderson nel 2019 aveva ricreato una sua wunderkammer
molto personale, attingendo ai materiali di vari musei e
in particolare del Kunsthistorisches Museum di Vienna,
Cronenberg si misura invece con il Museo di Storia
Naturale di Firenze, La Specola, voluto dal granduca
Pietro Leopoldo di Lorena, che nel 1771 diede il via alla
produzione ceroplastica fiorentina, dove operarono veri e
propri artisti come Clemente Susini (1754-1814), Egisto
Tortori (1829- 1893) e Gaetano Zumbo (1656-1701).
E chi poteva confrontarsi con questi corpi femminili in
cera utilizzati per la ricerca anatomica meglio
dell'autore di opere basate sulla fascinazione per la
mutazione e la contaminazione dei corpi, come
The Fly
(1986), Naked Lunch (1991)
Crash (1996) e in particolare
l'ultimo
Crimes of the Future, epopea di corpi feriti,
tagliati, incisi, sezionati, ricomposti e ricostruiti?
La mostra si sviluppa in due spazi separati: al piano
terra del Podium è stato ricreato un teatro anatomico
all'interno del quale su due schermi speculari viene
proiettato il video di Cronenberg
Quattro donne mai
amate, alla deriva in un mare senza scopo, sperimentano
l'estasi della dissezione (234'), al piano superiore con
un'illuminazione soffusa è stata ricostruita una sala del
museo fiorentino con le teche di tredici modelli
anatomici, oltre a una serie di disegni, utilizzati
nell’Età dei Lumi per illustrare l’apparato linfatico e la
gestazione. Un allestimento che idealmente mette insieme
la cultura scientifica della Specola, l'arte delle sue
cere anatomiche e la contemporaneità di Cronenberg.
In realtà si tratta di un percorso circolare che si
conclude là da dove era partito, di fronte al video di
Cronenberg, che inevitabilmente lo spettatore torna a
rivedere dopo aver visitato le teche del piano superiore.
Un video in cui quattro Veneri galleggiano distese su dei
materassini damascati su un mare acrilico illuminato da
una luce intensa. La macchina da presa si muove sui
dettagli, raramente sulle figure intere, le sfiora a filo
di pelle soffermandosi su un seno, un capezzolo, un dito,
un piede, una bocca, un organo aperto e sezionato, mentre
la colonna sonora evoca, con voci e sussurri, la loro
estasi, estasi che raggiunge il climax quando i vari
strati della Mater Gravida vengono sfogliati uno per uno
attraverso una serie di dissolvenze.
>>video<<
“Dovrebbero fare dei concorsi di bellezza anche
all'interno dei corpi” diceva il ginecologo Mantle (Jeremy
Irons) in Inseparabili.
”Mi ha affascinato – confessa David Cronenberg –
immedesimarmi negli artisti che hanno creato questi
corpi. Ho cercato di immaginare che sensazioni hanno
provato mentre li modellavano. Chissà, ad esempio, cosa è
successo quando queste cere, nate inizialmente come
strumento didattico, hanno finito per prendere vita?... Si
partiva da qualcosa di cruento come la dissezione di corpi
reali, ma poi tra l'artista e la sua cera si finiva per
stabilire un'intimità e una confidenza che si traduceva
nel desiderio e nell'estasi che questi corpi ora ci
trasmettono.” Sculture che sono vive, “che non appaiono
sofferenti, ma che trasmettono piuttosto sensualità”.
Sculture che “da regista definirei attrici statiche, ma
che riescono ad emozionarmi”.
Quando poi dalla luce accecante del video di Cronenberg si
passa alla penombra della sala superiore queste Veneri
riappaiono nella loro sede abituale, all'interno delle
teche in cui hanno vissuto per secoli e dalle quali lo
spettatore è tenuto rigorosamente a distanza.
L'avvicinamento quasi sacrilego ai corpi che la macchina
da presa di Cronenberg aveva favorito qui è impossibile, i
corpi sono contenuti nelle teche e lo spettatore non può
avvicinarsi più di tanto, ciononostante le figure emanano
una forte sensualità.
La loro posa è indubbiamente erotica: le labbra socchiuse,
gli occhi riversi, le gambe scomposte, una collana di
perle sopra il taglio della dissezione nella magnifica
Mater Gravida di Susini, i capelli intrecciati tra le dita
o sciolti sulle spalle, tra le ascelle, nell'incavo degli
avambracci. Non cadaveri quindi, ma donne che godono o
hanno goduto, forse “non amate”, ma che hanno
“sperimentato l'estasi della dissezione”, forse per non
far vergognare l'occhio dello studioso o dello studente.
Ma cos'è l'estasi da dissezione per Cronenberg? “Qualcosa
di sensuale, ma anche di religioso, che nasce
dall'intimità tra lo scultore e quelle figure femminili
che dimostrano una sorta di desiderio per ciò che sta
accadendo al loro corpo, attraverso il loro sguardo, la
luminosità della loro pelle, la bellezza dei loro tratti”.
Ritornando infine dalle teche al video si può constatare
come Cronenberg, muovendosi qui in un terreno che gli è
proprio, sappia mettere in scena il passaggio dal piacere
al godimento. Nelle ceroplastiche l'esperienza della vista
del piacere era congelata, nel video si costringe lo
spettatore a fare i conti con la possibilità di immaginare
l'esperienza del tatto, dell'olfatto, del gusto, della
“penetrazione”. “Quelle Veneri di cera - dice Cronenberg –
ci vogliono invitare a conoscerle meglio, si aprono per
mostrare ciò che di solito non si vede, in qualche modo ci
gridano “guardate come siamo belle”; è' un grido che la
cera rende ancora più forte perché viene da un materiale
vivo, organico, luminoso che riflette la luce alla
perfezione e che rende quasi magiche le viscere”.
I movimenti di macchina, l'illuminazione e il sonoro non
assolvono più lo spettatore, che, messo di fronte a delle
figure che godono ad essere penetrate dall'occhio, è
costretto dalla percepibilità del loro piacere a fare i
conti con il proprio.
Cristina Menegolli
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