Un
tranquillo weekend sul Mar Caspio, dove un rumoroso gruppo di trentenni di
Teheran sbarca per passare qualche giorno in allegra compagnia. Senza
minimamente immaginare quali prove li aspettano. In America sarebbe una
commedia generazionale, o magari un horror come tanti. In Iran è un film
molto diverso da tutti quelli che abbiamo visto finora, a riprova di
quanto poco sappiamo su quel cinema e quel mondo. Anche se i protagonisti
di questo notevole
About Elly
(non si poteva tradurre "A proposito di Elly"?) somigliano molto ai loro
omologhi occidentali. Hanno figli piccoli, canzoni da cantare tutti
insieme, auto fuoristrada o vecchie utilitarie. E una gran voglia di
vivere anche se le donne hanno il capo coperto da un foulard. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
...Il gruppetto se la spassa, nonostante la silenziosa e sinistra inquietudine di Elly che all'improvviso, dopo qualche parola, indizio, sospensione di giudizio e di senso, scompare. A questo punto, siamo circa a metà film, About Elly diventa qualcos'altro. Un film dove le apparenze, i codici comunicativi, le convenzioni sociali, cadono piuttosto velocemente, facendo emergere dissonanze familiari, prepotenze di genere, conservatorismo mentale. Cupa increspatura psico-sociale universale più che relativismo culturale iraniano, About Elly diventa un ritratto di umanità dolente, privo di certezze razionali, screziato da rimorsi, piccole lacerazioni dell'anima, sensi di colpa. Farhadi agisce sia sulla scrittura, compatta, tesa, vibrata; sia su precise e fluide scelte di regia con una composizione del quadro piena di personaggi (spesso ci sono cinque, sei attori contemporaneamente in scena) e la scelta di invisibili piani sequenza alternati a dialoghi concitati dove si scavalca di campo (per non porre quinte innaturali come barriere per l'occhio) piuttosto che i classici campi e controcampi. Infine, finissimo e attento lavoro sulla credibilità della recitazione alla fonte, smantellato dall'insistente doppiaggio italiano: disastroso quando duplica momenti di canto (stonati!) o di gioco del mimo (privi di senso logico!). Possibile "pattern" formale: Il grande freddo. |
Davide Turrini - Liberazione |
promo |
Un gruppo di trentacinque/quarantenni iraniani, agiati, tutte coppie marito e moglie con figli piccoli, ex compagni universitari alla facoltà di legge, decidono di passare un weekend sulle rive del mar Caspio. L'dea è anche quella di far incontrare l'amico Ahmad, arrivato dalla Germania dopo la separazione dalla moglie, con la taciturna Elly. Il gruppetto se la spassa, nonostante la silenziosa e sinistra inquietudine di Elly che all'improvviso, dopo qualche parola, indizio, sospensione di giudizio e di senso, scompare. A questo punto il film diventa qualcos'altro e le apparenze, i codici comunicativi, le convenzioni sociali, cadono piuttosto velocemente, facendo emergere dissonanze familiari, prepotenze di genere, conservatorismo mentale, generando un groviglio di imbarazzi e dolori così inestricabile da assumere, per la distanza culturale, un sapore quasi metafisico. |
cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto
2010