A
Melbourne, il diciassettenne Josh perde la madre per overdose
(agghiacciante la prima scena) e finisce sotto la custodia di nonna "Smurf",
una specie di Ma' Grissom i cui figli praticano la rapina e lo spaccio in
collusione con la polizia. Josh conosce un poliziotto onesto, che lo
inserisce in un programma di protezione testimoni; non riuscirà, però, a
sottrarsi alla pratica della violenza. Presentato al Festival di Roma, un
film australiano di un pessimismo integrale messo in scena come una
cronaca giudiziaria e ambientato in un mondo brutto e pericoloso. Gli
omicidi non sono rappresentati con truculenza, ma con una freddezza che fa
ancor più paura. |
Si
può capire come il pubblico possa averne abbastanza di discese agli inferi
della crudeltà criminale. Ma che ci sia ancora spazio per le sortite
sconvolgenti lo dimostra
Animal Kingdom,
memorabile esordio nel lungometraggio dell'australiano David Michod e
indiscutibile new entry nel pantheon delle rappresentazioni a vene aperte
delle più scellerate e derelitte comunità umane odierne. A differenza dei
film di
Tarantino o
Ritchie, qui sceneggiatura e regia prendono terribilmente sul serio la
propria attrazione-repulsione, incidendo sullo schermo l'incubo di cinque
protagonisti e curando con sottile, strategica abilità non tanto il
resoconto di una realtà estrema, quanto l'ancora più agghiacciante
«percezione» della stessa. La spirale narrativa in qualche modo
scespiriana si basa, infatti, sull'itinerario sonnambolico del
diciassettenne di Melbourne Joshua Cody detto J il quale, in seguito alla
morte per overdose della madre, crede di trovare rifugio nella casa bunker
dei parenti: una famiglia mostruosa, composta da un'apparentemente dolce e
normale nonna-madre-padrona e dai suoi tre figli incestuosi, rapinatori,
tossici e assassini, che finisce per avvolgerlo in una rete sociopatica e
psicopatica inestricabile. Nella lotta tra animali urbani i segnali
antropologici si confondono con le atmosfere fantasmatiche, il rigore
delle inquadrature con l'asciuttezza dei dialoghi. Altro che zombies per
ragazzi, questo è il capodopera dei vivi morenti. |